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La Meloni a Conetta «L’hub va smantellato a casa gli immigrati»

La leader di Fratelli d’Italia incontra il sindaco Panfilio «Queste tende sono degne di un paese come il Libano»

di Serenella Bettin
2 minuti di lettura

CONETTA. Giorgia Meloni è arrivata con tutto il suo staff, che la segue nella campagna elettorale: da Sergio Berlato a Raffaele Speranzon, pronti a sostenere la leader di Fratelli d’Italia nella corsa a palazzo Chigi, nella coalizione di centrodestra con Berlusconi e Salvini. La Meloni è arrivata a Conetta, in quel paesino tra Piove di Sacco e Cavarzere che da troppo tempo finisce sulle pagine e nei media delle cronache nazionali. Un paesino di 197 anime che da luglio 2015 ospita l’hub più grande del Veneto. Ora i richiedenti asilo ospitati sono 719, ma ci sono stati periodi in cui, come l’estate scorsa, si era giunti a quota oltre 1600. Troppi. Al punto che il ministro Minniti d’intesa con il prefetto di Venezia ha avviato il piano di alleggerimento.

Ma sono ancora decisamente troppi per garantire loro una dignitosa accoglienza, decisamente troppi per fare in modo che vengano integrati in un paese che ancora scandisce il tempo con le ore del sole e il chiaro di luna. Di un paese che lavora la terra e si spacca la schiena. E infatti ieri pomeriggio ad accogliere Giorgia Meloni erano in tanti. Simpatizzanti o semplici cittadini. Poco prima l'onorevole Meloni era stata ad Agna, comune nel Padovano, a metà tra Conetta e Bagnoli di Sopra, dove c’è un altro hub di 250 profughi. Tempo fa erano oltre 800.

Ad Agna, Giorgia Meloni si è incontrata con il sindaco Gianluca Piva, assieme al coordinatore provinciale padovano di FdI, Massimiliano Barison. Poi tutti insieme sono arrivati a Conetta. Qui ad attenderli anche il sindaco di Cona, Alberto Panfilio, logorato dalla presenza nel suo comune delle tendopoli che accolgono i profughi.

«Tende degne di un paese come il Libano», aveva detto più volte. Ma ieri Panfilio è partito in quarta e faccia a faccia con l’onorevole, attorniati da giornalisti, politici e cittadini ha esordito: «Noi i problemi qui li conosciamo, qui non si parla di flussi migratori, qui si parla di Conetta, qui si parla di un posto che deve essere chiuso. Spero che voi abbiate delle soluzioni nel vostro programma, perché io nel programma dei quattro petali non le ho viste».

«Più ministri» ha detto Raffaele Speranzon, «hanno ribadito che avrebbero chiuso il centro» ma «non lo possono chiudere», ha aggiunto la Meloni, «se continuano ad arrivare migliaia di immigrati. C'è troppa gente in rapporto alla popolazione, ma il problema si risolve solo rimpatriando queste persone, è questa la cosa più intelligente da fare. E bisogna abolire il diritto del ricorso, anche perché a noi costa un’infinità».

Un plauso si è sollevato dal pubblico. «Sottolineo il fatto» ha detto il sindaco Panfilio, «che per la prima volta un leader candidato è venuto a Cona, ha chiamato il sindaco e ha chiesto di vederlo, gli altri stanno alla larga. E' evidente che la Meloni è mossa dalla tornata elettorale, ma almeno ci ha fatto visita e mi sarei aspettato un piano preciso e dettagliato». Giorgia Meloni poi si è recata nell'ex base militare, dove ha visto le tende da fuori. Il sindaco di Cona per un diverbio acceso con il segretario provinciale veneziano della Lega, Sergio Vallotto, ha preso ed è andato via. «Sono andato via» ha detto, «per non prenderlo a calci: diceva falsità mentre parlavo con la Meloni».

Non solo Conetta: anche una passeggiata anti-degrado nel centro di Mestre, dalla stazione alla sede del partito, passando per via Piave. Prima tappa, alla Tana di Oberix e poi alla pasticceria La Partenopea.

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