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Un trolley milionario pieno di paccheri

Dopo gli accordi, l’ex boss consegna l’anticipo (falso) della camorra a una sedicente prof trevigiana di criminologia a Padova

di Paolo Baron
2 minuti di lettura

Un trolley che avrebbe dovuto contenere 2,8 milioni di euro. Una prima tranche di soldi (33 milioni in tutto)della camorra come partecipazione alla costruzione di un hub per lo stoccaggio del gas a Marghera, del valore di 450 milioni. E che invece conteneva soltanto pasta. Paccheri, per l’esattezza, paccheri di Gragnano.

Non mancherà di rinfocolare le polemiche la quarta puntata dell’inchiesta sui rifiuti della testata on line Fanpage, che già aveva sollevato un polverone, prima in Campania e poi in Veneto. Dopo l’annuncio, la settimana scorsa, fatto dal direttore di Fanpage Francesco Piccinini durante la trasmissione Bersaglio Mobile condotta da Enrico Mentana su La7, la testata ha deciso di pubblicare on line l’inchiesta condotta insieme a un ex boss della criminalità organizzata, dopo alcuni giorni di rinvio. Puntata che chiude la storia raccontata a pezzi nei giorni scorsi. La donna, sedicente un architetto trevigiano e docente di criminologia a Padova - che si era presentata come intermediario per conto di alcuni imprenditori veneti - aveva “agganciato” Nunzio Perrella il boss pentito usato da Fanpage a mo’ di “agente provocatore”. Durante l’incontro, che si era svolto al Vega il 26 gennaio scorso (in occasione della firma del protocollo per il Lido Green e le bonifiche tra il ministro Galletti e il sindaco Brugnaro), Perrella aveva specificato che i soldi erano sporchi .«Questi soldi solo della camorra, vengono dalla droga, cose così», aveva detto. «E che problema c’è?», aveva replicato lei. E lui: «Ma dobbiamo stare attenti perché ci conosciamo da poco». E Lei: «Mica li cambiano noi, ce li facciamo cambiare».

Il pochi giorni dopo, il 5 febbraio scorso, a Mestre, l’incontro per consegnare l’anticipo pattuito: 2,8 milioni di euro. Solo che Perrella, all’insaputa della donna, si presenta con il trolley pieno di pasta invece che di contanti. Li ha ripostosull’auto dell’intermediario e ha detto di andarsene.

Nei giorni successivi era saltato fuori il progetto Venice Europe Gate, un hub per il gas da costruire sui terreni di Marghera di proprietà dell’imprenditore trevigiano Giuseppe Severin, che nei giorni scorsi si è dichiarato estraneo alla vicenda, sottolineando di non conoscere la donna che si era offerta come intermediario. Nei giorni scorsi, tra l’altro, al direttore di Fanpage è arrivata la diffida dei legali di Severin che intimano la redazione a non pubblicare on line la puntata. I legali Alessandro Sacca e Daniele Maggi formulano nella missiva la linea difensiva di Severin , spiegando che, una volta capito che si trattava di una truffa (quella di Perrella che millantava di avere a disposizione trenta e passa milioni della Camorra), la donna ha deciso di andare fino in fondo solo per vedere fino a dove il suo interlocutore si sarebbe spinto.

«Noi da tempo abbiamo sondato diversi imprenditori per capire se l’interesse mostrato è vero», aveva detto un architetto donna per conto di Severin. «In una trattativa del genere spesso si cerca di capire chi si ha davanti e di conseguenza provochi l’interlocutore per vedere fino a dove si spinge. Un bluff, come quando si gioca a poker».

«Abbiamo mostrato i disegni a diversi imprenditori, del resto se vogliamo realizzare il progetto ci vogliono soldi», aveva precisato Severin.

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