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«Facciamo la lavatrice» Affaristi senza scrupoli

Svelata da Fanpage l’identità della donna che si accorda per intascare i soldi della camorra. Gli incontri con l’ex boss al Vega dove c’è il ministro

di Francesco Furlan
2 minuti di lettura

VENEZIA. «Possiamo pulire tutto, facciamo un po’ di lavatrice». Anche se sono sporchi di sangue? «Puliti o non puliti, basta che ci siano». Eccola qui la dama di mezzo, così come è stata ribattezza nell’inchiesta Bloody Money firmata da Fanpage, la donna che tratta con Nunzio Perrella, l’ex camorrista diventato agente provocatore, per un giro di rifiuti e denaro. Si chiama Graziella “Grazia” Canuto, è di Treviso e si presenta come bio-architetto ed esperta di criminologia ambientale. Entrature e millanterie. E’ lei a trattate per conto dell’imprenditore di Paese Giuseppe Severin, titolare attraverso il Consorzio Tecnologico Veneziano dell’area di Marghera dove dovrebbe sorgere il sito per lo stoccaggio dei rifiuti. Ed è lei a trattare per far arrivare i soldi della Camorra a Fusina. Convinta di aver incassato 2,8 milioni di euro, si troverà con una valigia di paccheri. La video-inchiesta è un viaggio nello sporco del Nordest.

Il trafficante internazionale. Ventisei ottobre, Treviso. Perrella, dopo essere stato contattato, incontra un trafficante internazionale di rifiuti con svariati precedenti. Di mezza età, parla con accento veneto, racconta di aver un affare da proporre, dice di aver «incontrato la segretaria personale di una che lavora al ministero dell’Ambiente». C’è un impianto per lo smaltimento dei rifiuti che si può prendere con un boccone: basta costituire una società ad hoc e poi comprarlo. «Le ci può dare l’impianto, certo deve mangiare anche lei, è normale». L’incontro con la segretaria è fissato per la settimana successiva. Ma lei non c’è. Pochi giorni prima, ad Azzano San Paolo (Bergamo) i finanzieri del nucleo polizia tributaria di Bergamo avevano eseguito nei confronti di cinque persone un’ordinanza per riciclaggio, estorsione e truffa, e la donna era stata coinvolta. Dei cinque - ricostruisce Fanpage - faceva parte anche «la segretaria» fuggita all’arresto.

La segretaria. L’incontro avviene lo stesso, pochi giorni dopo. Lei spiega di essere latitante, di aver buttato il telefono cellulare. Parla di un impianto che sta partendo, «è di una mia amica, la Grazia». Talmente amica, dice la donna, da averla nascosta nella sua casa nei giorni della latitanza. «È l’unica in Italia che firma i permessi per queste cose», dice la segretaria. Come «consulente del ministero dell’Ambiente» - circostanza smentita dallo stesso ministero - dice la stessa Canuto, la settimana successiva, in un incontro con Perrella. E’ la terza casella: il trafficante internazionale, la segretaria, e ora la mediatrice. Si presenta, Grazia Canuto. «Molto lieta», si presenta ripresa dalla telecamera nascosta addosso a Perrella. Ribadisce - millanta - di essere un consulente del ministero, di poter ottenere le autorizzazioni. «Da un lato operiamo, dall’altro controlliamo». «Sono nella stanza dei bottoni», «ho le chiavi». Sottolinea di essere docente di criminologia ambientale all’Università di Padova (ma il campus privato Ciels smentisce).

L’affare di Fusina. Treviso, 24 gennaio. La Canuto presenta l’affare. «Vedi? C’ho anche il Terminal, le navi che mi attraccano. Il proprietario mi ha incaricato di individuare un gruppo russo, un gruppo cinese, qualcuno». Area vicino alla Veritas. Perrella chiede conferme sulle autorizzazioni. E lei spiega do poter farlo parlare con tutti, sindaco, assessore e amministrazione. L’occasione arriva due giorni dopo, venerdì 26. A Marghera c’è il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti per la firma di un protocollo con il sindaco Luigi Brugnaro. Prima dell’incontro l’ex camorrista, la faccendiera e l’imprenditore fanno un sopralluogo sull’area. Parlano di politica. «Finché abbiamo questa politica entro un anno dobbiamo fare tutto, se dopo ci capita un Cacciari non facciamo più niente», dice la donna. Poi parlano dei soldi, un anticipo di almeno 2 milioni per far decollare l’operazione. Sempre la Canuto, sulla provenienza dei soldi: «Anche se non sono puliti ho chi me li sbianca». E ancora: «Queste operazioni servono perché uno fa un po’ da spazzino, butta via un po’ robaccia che magari ha lì». Lei e l’imprenditore avvicinano Galletti dopo la conferenza stampa, gli presentano per pochi secondi il progetto di bonifica. Incontri come ce ne sono a bizzeffe, niente di rilevante.

Banconote e paccheri. E’ il momento di concludere l’affare. L’agente provocatore ribadisce più volte che i soldi sono sporchi, «della Camorra». «Va bene», dice l’imprenditore. E’ a Mestre, di fronte alla stazione, l’incontro per la consegna del trolley con i soldi. Perrella lo fa mettere nell’auto bianca dell’imprenditore, poi chiede a lui e alla faccendiera di restare seduti per 15 minuti mentre lui se ne va. Quando escono, partono. Poco dopo si accorgeranno dei paccheri al posto delle banconote.

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