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La Chiesa alle prese con il budget

Padova, la riforma economica di papa Francesco spiegata da monsignor Mistò

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PADOVA. Anche la Chiesa si affaccia alla “cultura del budget” per garantire una corretta gestione del suo patrimonio. Il progetto di riforma economico-finanziaria avviato da papa Francesco, che distingue chi gestisce i beni della Santa Sede da chi vigila su questa gestione, è stato illustrato ieri nella sede di Confindustria da monsignor Luigi Mistò, coordinatore ad interim della Segreteria per l’Economia della Santa Sede, nell’ambito di una conferenza moderata dal direttore di questo giornale Paolo Possamai. All’incontro sono intervenuti anche Alessandro Dri, professore della China University of Political Sciences e Maurizio Longhi, vice presidente del Consiglio di Amministrazione della Bcc di Roma. La Segreteria per l’Economia rappresenta il dicastero simbolo della riforma economica avviata dal papa e monsignor Mistò, cresciuto alla scuola del cardinale Martini, ne è divenuto il coordinatore quando il cardinale australiano George Pell si dovuto congedare per difendersi dalle accuse di abusi. «Il progetto di riforma», ha detto Mistò, «non è ancora compiuto, ma ha già dato importanti risultati. Oggi ciascun dicastero ha un suo budget, che deve essere approvato dal Consiglio e rispettato. La Segreteria per l’economia svolge funzioni di controllo».

Il monsignore ha ammesso che la gestione dell’Apsa era «un po’ approssimativa, tanto poi Pantalone paga». L’esigenza di stilare un bilancio imporrà invece ai vari dicasteri di pianificare i loro bisogni, volti sempre ai fini spirituali della Chiesa, e rispettarli. «Una mentalità», ha aggiunto, «che potrà essere trasferita anche nelle diocesi e nelle parrocchie». Alessandro Dri ha quindi descritto gli effetti della globalizzazione sul sistema bancario e sulla competitività delle imprese, prospettando i possibili scenari futuri. Infine Longhi ha ricordato l’operazione di salvataggio effettuata nel dicembre 2015 dalla Bcc di Roma su quella dell’Alta Padovana, «salvando 315 posti di lavoro, e rimborsando 27 milioni di crediti subordinati. Nel 2017, sul territorio, gli impieghi sono cresciuti del 3%».

L’incontro è stato chiuso dalla presidente di Unindustria Treviso Maria Cristina Piovesana. «Per ristabilire un rapporto di fiducia», ha detto, «dobbiamo imparare a fare sistema. Un esempio concreto è l’accordo che sigleremo a giugno tra le associazioni di Padova e Treviso».

Madina Fabretto

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