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Protocollo contro le infiltrazioni mafiose

Siglato a Venezia tra la Procura nazionale e quella generale: favorirà le indagini sui reati-spia

di Rubina Bon
1 minuto di lettura

VENEZIA. «Abbiamo segnali di infiltrazioni mafiose in Veneto. È necessario che questa regione, quanto a indagini, faccia un passo in più. E questi due protocolli tra tutti i procuratori del distretto veneto sono un passaggio necessario che va in questo senso». Così il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, che coordina la Procura antimafia e antiterrorismo del Veneto, presenta i protocolli d’intesa relativi alle indagini sulle infiltrazioni mafiose e sulle inchieste finalizzate all’applicazione delle misure di prevenzione personali e patrimoniali. A siglare i protocolli, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho, per la prima volta in visita lunedì agli uffici giudiziari in laguna, e il procuratore generale di Venezia, Antonio Mura. «Le nuove linee operative mettono a punto le modalità di scambio tempestivo delle informazioni funzionali alla più efficace azione di contrasto alle infiltrazioni di mafia, camorra e ’ndrangheta nel territorio veneto», spiegano dalla Procura Generale. L’iniziativa è nata dalle Procure venete, prendendo spunto dai protocolli già operativi nelle regioni del Sud, dove il fenomeno infiltrazioni è di ben più vecchia data. Il protocollo è frutto di un lavoro preparatorio durato mesi. «Ci sarà un coordinamento tra la Procura di competenza e la Procura distrettuale di Venezia sui reati che in qualche modo possono avere collegamenti con l’attività criminale delle organizzazioni mafiose», spiega il procuratore capo Cherchi, «in questo modo si cercheranno elementi che possano collegare il singolo reato a una più grande organizzazione mafiosa». L’attenzione sarà massima sui cosiddetti “reati-spia”, quelli che possono essere il segnale di infiltrazioni mafiose: tra questi le estorsioni, l’usura, i danneggiamenti ad ampio raggio, ovvero dagli incendi alla distruzione di beni a mo’ di avvertimento, i reati economici. Ne aveva già parlato il procuratore generale Mura all’apertura dell’anno giudiziario 2018: «Casi che se presi singolarmente possono non essere gravi dal punto di vista del codice, ma che con una visione complessiva possono allertare sull’esistenza di un fenomeno». «Finora i collegamenti tra episodi rischiavano di sfuggire», aggiunge il procuratore lagunare, «il coordinamento servirà ad avere un quadro generale». Venezia, in quanto Procura distrettuale, farà da collettore di segnalazioni in arrivo dalle Procure del territorio.

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