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Giovani veneti e religione legame sempre più in crisi

I numeri choc di una ricerca sugli studenti universitari di Economia e Statistica: dal 2001 a oggi chi frequenta la messa più volte al mese in calo dal 40 al 12%

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Nell’ottobre di quest’anno i vescovi cattolici di tutto il mondo si ritroveranno a Roma per un Sinodo sulla trasmissione della fede alle giovani generazioni. La Chiesa di Padova ha anticipato questo appuntamento. Sabato 19 maggio, vigilia della festa di Pentecoste, nella Cattedrale di Padova si concluderà un cammino di riflessione durato un anno intero, impegnando quasi 5.000 giovani di età 18-35 di tutta la diocesi.

Per prendere decisioni ben ponderate sulla azioni pastorali e di evangelizzazione, è fondamentale conoscere bene qual è – oggi – il rapporto fra giovani e religione. Diamo in anteprima alcuni risultati di una ricerca che ha coinvolto gli studenti di 19-20 anni del primo biennio dei corsi di laurea di Economia e di Statistica delle Università del Veneto, ponendo domande puntuali sulla loro religiosità. La ricerca è particolarmente interessante, perché replica un’identica indagine svolta nel 2001. È quindi possibile misurare con precisione i cambiamenti di alcuni aspetti del rapporto fra i giovani studenti veneti ventenni e la religione in questo primo scorcio del XXI secolo.

Già nel 2001 un’ampia proporzione di studenti ventenni non dava importanza alla religione, non andava quasi mai a messa né frequentava gruppi ecclesiali. Nel breve arco di sedici anni, questo distacco dalla religione aumenta fortemente, e in particolare fra le studentesse. Ciò accade per tutte le dimensioni sondate dalla ricerca. Quanti affermano che la religione è per loro poco o per nulla importante passano dal 42% del 2001 al 71% del 2017 fra i maschi, dal 30% al 66% fra le femmine. Gli studenti che vanno a messa più volte al mese passano dal 40% al 12%, le studentesse dal 48% al 19%. Oggi solo uno studente ogni sedici va a messa tutte le domeniche, e solo una studentessa su dieci.

Diminuiscono in modo meno drammatico gli aderenti ai gruppi di ispirazione religiosa (Scout, Neocatecumenali, CL, Azione Cattolica…): i frequentanti assidui passano dall’11% al 7% fra i maschi, dal 16% al 12% fra le femmine. In pratica, oggi i giovani studenti che vanno a messa tutte le domeniche sono gli stessi che appartengono ai gruppi ecclesiali. È quasi sparito – fra i giovani studenti – il giovane frequentante regolare, ma non impegnato in gruppi, una tipologia ancora molto diffusa appena sedici anni fa.

La diminuzione della pratica religiosa risente in modo evidente dell’indebolimento della religiosità familiare. Se nel 1996 – quando lo studente intervistato nel 2001 era in terza media – il 54% dei padri e il 69% delle madri andava a messa almeno una volta al mese, nel 2012 questa quota si riduce al 41% per i padri e al 52% per le madri degli studenti intervistati nel 2017. Inoltre, la pratica religiosa dei giovani è più ridotta anche in terza media, l’anno in cui – tradizionalmente – viene impartita la cresima. Anche la frequenza ai gruppi ecclesiali diminuisce già durante la preadolescenza e l’adolescenza.

Non ci sono molte buone notizie, per chi vuole annunciare il Vangelo e fare proposte di vita di Chiesa per i giovani studenti veneti. E queste notizie sono ancora più grigie ricordando che – tradizionalmente – gli studenti sono più religiosi dei giovani lavoratori. Nel lontano 1961 il sociologo padovano Acquaviva scrisse “L’eclissi del sacro nella società industriale”, in cui teorizzò la scomparsa del trascendente e del soprannaturale dalla vita dell'uomo contemporaneo. È indubbio che l’allontanamento del popolo dalla religione e dalla Chiesa – iniziato ormai da decenni – in Veneto procede in modo accelerato, anche in questi ultimi anni.

Questo non vuol dire che Acquaviva avesse del tutto ragione. Altre ricerche mostrano come le dimensioni qui studiate non esauriscono il possibile rapporto fra i giovani e il trascendente. Inoltre, alcuni movimenti ecclesiali mantengono – anche fra i giovani – una grande vitalità. Tuttavia – al di là dei mutamenti culturali – il numero sempre più scarso di sacerdoti impedisce di ricalcare il modello di evangelizzazione giovanile tipico del Novecento, basato su una fitta rete di oratori gestiti da giovani cappellani. Questo mondo oggi non esiste più. La Chiesa fa bene quindi a ripensare le modalità con cui proporre il Vangelo alle nuove generazioni, con i giovani sempre più spesso nel ruolo di protagonisti.

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