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Tajani: «Il decreto dignità crea solo danni Salvini, l’intesa Lega-M5S è contronatura»

Il presidente del Parlamento Ue a Mestre: il no di Forza Italia su Foa alla Rai non può mettere in crisi le giunte di centrodestra

Albino Salmaso
2 minuti di lettura

MESTRE

«Il decreto Di Maio provoca solo danni irreparabili all’economia e va ritirato. Gli unici elementi positivi nascono dalla battaglia di Forza Italia: sui voucher c’è stato un piccolo passo avanti ma non siamo soddisfatti. L’altra vittoria riguarda la compensazione tra debiti e crediti che gli imprenditori hanno nei confronti della pubblica amministrazione: anche per il 2018 potranno scalare dalle cartelle delle tasse i crediti che hanno nei confronti dello Stato». Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue «eletto con i voti del centrodestra ma senza l’appoggio della Lega a Bruxelles» riparte dal malessere degli imprenditori del Veneto per lanciare l’ultimatum a Salvini: il patto di governo con il M5S è «contronatura perché cozza contro il programma con cui il centrodestra ha vinto le elezioni con il 37,5%. Il Nordest è un modello di efficienza molto generoso con l’Italia, il secondo paese manifatturiero d’Europa che rischia di essere marginalizzato: le scelte di Di Maio sull’Ilva non ci convincono, uccidere l’acciaio significa assestare un colpo mortale all’industria. Manca poi una politica delle infrastrutture, è scellerata l’idea di bloccare la Tav Lione-Torino, l’ambiente è solo un pretesto e il ministro Salvini deve mandare la polizia a chiudere i centri sociali di Torino che hanno guidato la rivolta in Val di Susa», afferma Tajani. «Il blocco della Tav è folle: dovremo pagare una penale e perderemo migliaia di posti di lavoro. Le liti nel governo sulla Tav dimostrano che il matrimonio Lega-5 Stelle è contronatura, bisogna tornare subito all’alleanza di centrodestra».

Berlusconi, Tajani e Ghedini hanno scelto il Veneto per rilanciare il feeling con le imprese consapevoli di poter dialogare non solo con Confindustria di Matteo Zoppas, Massimo Finco e Maria Cristina Piovesana ma anche con il governatore Luca Zaia, che ha chiesto di cambiare il decreto dignità. Qui a Nordest il vecchio dna forzaleghista è inossidabile e regge a tutti i “patti contronatura” del sovranista Salvini, che ad Arcore ci va tre volte l’anno e non ogni lunedì sera come Umberto Bossi, che varcava il cancello di villa San Martino per il faccia a faccia con Berlusconi.

Spinto dai sondaggi che lo danno al 30% con FI tra il 7 e il 10, Salvini detta legge e minaccia di rovesciare le giunte di centrodestra se il Cavaliere non voterà Marcello Foa presidente della Rai. Antonio Tajani alza la voce e ribatte: «Veneto, Friuli, Lombardia e Liguria sono modelli di buongoverno» e non possono essere sacrificate sull’altare della nomina di Foa a presidente Rai. Serve una maggioranza qualificata dei due terzi e Forza Italia non darà i suoi 7 voti al candidati della Lega. Salvini ha sbagliato metodo, non ci ha consultati: il presidente Rai dev’essere un nome di garanzia, in grado di rappresentare tutti gli italiani che pagano il canone».

FI non accetta ritorsioni. E a Di Maio, Tajani lancia l’ultimo messaggio: «Il M5S non può introdurre il reddito di cittadinanza sforando il tetto del 3%: il muro Ue sul deficit sarà invalicabile. Non so se il governo arriverà a mangiare il panettone a Natale». —



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