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Fontana: «Meno tasse e più investimenti L’autonomia blindata in Parlamento»

L’intervistaL’asse lombardo-veneto corre su un doppio binario: l’autonomia differenziata e le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Attilio Fontana, 66 anni, avvocato penalista, il 4 marzo è stato eletto...

Albino Salmaso
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L’intervista



L’asse lombardo-veneto corre su un doppio binario: l’autonomia differenziata e le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Attilio Fontana, 66 anni, avvocato penalista, il 4 marzo è stato eletto presidente con il 49,75% dei voti e ha raccolto l’eredità di Bobo Maroni che con Luca Zaia e Stefano Bonaccini ha firmato il preaccordo con il sottosegretario Bressa.

Presidente Fontana, il ministro delle Regioni Erika Stefani ha annunciato di voler firmare l’intesa sull’autonomia differenziata con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna tra qualche settimana, quale scenario si sta prefigurando?

«Il governo sta correndo a una velocità superiore a quella annunciata, il ministro Erika Stefani è assolutamente attiva e ci sta dando una grande mano per rispettare tutti gli impegni concordati. Le nostre richieste sono state presentate tempestivamente e siccome siamo a Venezia, con le finestre spalancate sul Canal Grande e il ministro è di Vicenza, mi viene da dire che stiamo correndo a velocità lombardo-venete e non certo romane. Questa è una vera fortuna».

Voi avete chiesto al governo di gestire 15 delle 23 materie previste dall’articolo 117 della Costituzione, ma su quali puntate per dare ulteriore impulso alla vostra azione di governo?

«Tutte le materie chieste sono importanti, ma le cinque grandi macro-aree individuate nel preaccordo del 28 febbraio scorso sono quelle strategiche. Poi è evidente che sulla sanità, l’ambiente e l’istruzione si potranno fare le scelte che più incidono sulla vita dei nostri cittadini. Ricordo sempre che noi avremmo le risorse per assumere più medici che ci servono negli ospedali ma non lo possiamo fare perché c’è una Finanziaria che dice che gli addetti della sanità non possono essere superiori a quelli del 2004, ridotti dell’1,6%. Tale vincolo ci impedisce di migliorare il servizio, con l’autonomia potremo fare le scelte che riterremo più opportune. Siamo poi convinti che sulla base della miglior gestione rispetto ai ministeri, la regione Lombardia potrà recuperare importanti risorse grazie ai risparmi di spesa. Ciò consentirà di ridurre le nostre imposte e potenziare gli investimenti».

Zaia però le vuole tutte e 23 le materie, come mai?

«Non vedo differenze tra Veneto e Lombardia, le 5 macro-aree sono le stesse. L’errore sta nella quantificazione. Che senso ha chiedere la delega sulle banche popolari quando non ci sono più, dopo la riforma. Sui giudici di pace invece abbiamo deciso che non era il caso di trasferire le competenze alla Lombardia visto che la giustizia versa già in una condizione molto delicata. La Costituzione dice che la partita non è chiusa, la possiamo sempre riaprire appena concluse le verifiche sulle 15 materie».

Risorse: si parte dalla spesa storica in attesa dei costi standard, ma lei ha detto che con una gestione accorta, la Lombardia potrà recuperare 4-5 miliardi per completare la Pedemontana: è così?

«Le previsioni sono queste e la Pedemontana è una delle priorità. La Regione Lombardia ha i costi procapite più bassi d’Italia nella gestione dei servizi e quindi i vantaggi saranno notevoli».

Lei non teme imboscate in Parlamento, con cui affossare la legge delega?

«Sarà il ministro Stefani a decidere la strada parlamentare, entro questo mese si dovrebbe firmare l’intesa Stato-Regioni per poi trasformarla in una legge che verrà approvata secondo le modalità previste in confessionale, senza che il Parlamento possa presentare emendamenti. Insomma, sarà una sorta di voto di fiducia sull’autonomia: nessuno potrà fare imboscate».

Ci sono mal di pancia nel M5S e il ministro del Sud, Barbara Lezzi, ha tirato il freno a mano. Lei che ne pensa?

«Io credo che il ministro Lezzi non porterà avanti alcuna contestazione se guarderà ai vantaggi complessivi di questa riforma anche per il Sud. Chiaro, è una sfida che gli amministratori debbono compiere sulla propria pelle, sulle proprie capacità di governo. Se sbagliano sarà plasticamente visibile la loro incapacità. A chiedere l’autonomia sono state il Veneto e la Lombardia con il referendum poi si è aggiunta l’Emilia Romagna, ora sono già otto le regioni che vogliono negoziare maggiori poteri. Vuol dire che i presidenti hanno analizzato a fondo la nostra riforma e maturato l’idea dei vantaggi che possono ricavare grazie all’opportunità offerta dagli articoli 116-117 della Costituzione».

Questa è la vittoria storica della Lega che sognava l’indipendenza della Padania?

«Io non faccio mai discorsi ideologici quando rivesto ruoli istituzionali da amministratore. Diciamo che è la vittoria dei territori, dei cittadini e di una miglior organizzazione del nostro Stato. Ha vinto la responsabilità». —





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