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Mattarella: Vajont monito terribile le opere pubbliche siano sicure

Messaggio del Capo dello Stato La commemorazione in Senato Alle 22.39 i rintocchi di campana hanno rotto il silenzio di Longarone

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longarone

Il Vajont e il Ponte di Genova. Due disastri immani, distanti tra loro 55 anni, uniti da un solo fattore: la sottovalutazione degli standard di sicurezza che, ha richiamato ieri il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, «devono essere sempre garantiti in ogni opera pubblica al massimo livello». Un tema che il Presidente ha affrontato nel giorno, il 9 ottobre, che ricorda la più grave «tragedia industriale» – è ormai riconosciuto – avvenuta in Italia: la frana e la grande onda che dal bacino del Vajont portò distruzione e morte nella valle del Piave, lacerando anche il comune friulano di Erto e Casso.

1917 vittime, tra loro 487 bambini

Erano le 22.39 del 9 ottobre 1963 quando un pezzo del monte Toc precipitò nel lago, causando l’ondata che saltò la diga e spazzò via ogni cosa. Morirono quasi duemila persone (1917 il conteggio ufficiale), tra cui 487 bambini sotto i 15 anni, 450 cadaveri non furono mai trovati. Longarone contò 1. 450 vittime, Codissago e Castellavazzo 109, Erto e Casso 158. «A 55 anni dal disastro del Vajont l’Italia», ha detto Mattarella «non dimentica le vite spezzate, l’immane dolore dei parenti e dei sopravvissuti, la devastazione terrificante del territorio, i tormenti delle comunità colpite. Neppure può dimenticare che così tante morti e distruzioni potevano e dovevano essere evitate. Le opere pubbliche siano sicure».

SALVINI: UCCISI DA INGORDIGIA E FOLLIA

«Il Vajont», ha aggiunto «sollecita un’assunzione di responsabilità, anzitutto delle istituzioni a tutti i livelli, della società civile, di scienziati e tecnici, degli operatori industriali affinché gli standard di sicurezza siano sempre garantiti in ogni opera pubblica al massimo livello e l’equilibrio ambientale venga ovunque assicurato, a tutela della vita dei cittadini e delle comunità». Sentimenti di cordoglio sono stati espressi dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per il quale è doveroso «ricordare sempre ai figli che interi paesi vennero cancellati dalla faccia della terra, il Vajoint fu una sciagura sconvolgente, una strage degli innocenti vittime della cupidigia e della follia umana».

corona: «Un genocidio dei poveri»

L’Aula del Senato ha commemorato in piedi la tragedia del Vajont. Per Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli -Venezia Giulia, «la conservazione della memoria è il primo passo per evitare il ripetersi di tragedie», mentre il governatore veneto Luca Zaia ha sottolineato «il dovere di piangere le vittime, ma soprattutto di tenere bene a mente le responsabilità». Il Vajont «fu genocidio dei poverì» ha ricordato con drammatica efficacia lo scrittore Mauro Corona.

IL SINDACO EVOCA IL PONTE DI GENOVA

Come ogni anno a Longarone, alle 22.39 esatte. il silenzio sul paese è stato rotto dai rintocchi della campana della chiesa parrocchiale. Il parallelo con Genova, evocato dai esponenti delle istituzioni, è stato fatto in modo diretto dal sindaco di Longarone, Roberto Padrin: «Come per il Vajont, il tragico crollo del ponte Morandi è stato un altro esempio di cattivo governo della cosa pubblica, il colmo di omissioni e di mancato rispetto delle regole». —

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