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Referendum, anniversario triste Da Re: Salvini convincerà il M5S

Azzalin e Naccarato (Pd) con Zanonato (Leu): «Dopo dodici mesi zero risultati» Ferrari (Cgil) «Va colmato il divario delle risorse con il Trentino e il Friuli»

Albino Salmaso
2 minuti di lettura

padova

«Massima fiducia in Matteo Salvini. Lui sa che l’autonomia del Veneto è uno dei pilastri su cui si regge il governo, i veti del M5S prima o poi debbono cadere». Toni Da Re, segretario regionale della Lega, non si vuole guastare il compleanno del referendum sull’autonomia: la bottiglia di Prosecco è sempre in frigo, anche se la torta con le 23 candeline va tagliata solo quando Luca Zaia torna da Roma dopo aver firmato l’intesa con il premier Giuseppe Conte. La convocazione, data per scontata entro il 22 ottobre, si sta invece allontanando perché nell’agenda ci sono altre priorità: il Def, la pace fiscale, la lettera del commissario Moscovici che invita l’Italia a cambiare la manovra. E ieri, nel suo post su Fb, Matteo Salvini ha detto chiaro e tondo che i “dubbi dei ministri M5S sull’autonomia” sono uno sgarbo non previsto dal contratto di governo. Insomma, le lite con Di Maio continua.

«Non c’è nessuna fretta, abbiamo aspettato 50 anni e una settimana in più non fa alcuna differenza», aggiunge Toni Da Re. «Il Veneto con il referendum ha aperto la strada seguita da Lombardia, Emilia Romagna e da altre 6 regioni. L’autonomia differenziata rappresenta uno dei punti qualificanti del programma, alla pari della legittima difesa e della riforma della Fornero. Il contratto di governo va rispettato, alla lettera. Che poi ci siano dei ripensamenti dei 5 Stelle ci può stare. Sia chiaro, noi ci fidiamo solo di Matteo Salvini» conclude Da Re.

E mentre i grillini al Circo Massimo a Roma festeggiano il loro velocissimo ingresso nella “stanza dei bottoni” a Palazzo Chigi, Luca Zaia ed Erika Stefani annuciano che domani scopriranno le carte per mettere a tacere le critiche sui ritardi della firma dell’intesa.

L’altra sera a Padova, attorno allo stesso tavolo si sono confrontati l’eurodeputato Flavio Zanonato (SE-LeU) il segretario regionale Cgil Christian Ferrari, Graziano Azzalin e Alessandro Naccarato, sostenitori del comitato “No referendum” del Pd. La loro idea non è cambiata: «Zaia ha sprecato 14 milioni di euro per un voto inutile perché l’Emilia Romagna ha dimostrato che il negoziato si conclude a costo zero sulla base dell’articolo 116 della Costituzione, la chiamata alle urne è stata solo campagna elettorale per la Lega. Quanto poi ai 9 decimi di tasse che il Veneto vuole trattenere per essere parificato a Bolzano, con le relative 23 materie, si tratta di una richiesta cui non si può dare seguito, come ha chiarito il ministro Stefani nelle audizioni parlamentari» ha detto il consigliere regionale Azzalin. Per l’ex deputato Naccarato e Zanonato, il Pd ha sbagliato a non disertare le urne perché Zaia e il centrodestra non avrebbero mai raggiunto da soli il quorum: insomma, «si è persona l’occasione di sconfiggere la Lega e dopo un anno i risultati sono pari a zero».

Critica ma aperta al dialogo l’analisi del segretario Cgil: «Ho invitato il ministro Stefani a un nostro convegno perché il Veneto si trova a rispondere alla concorrenza di Trentino Alto Adige e Friuli che godono di autonomia speciale. E quando c’è stata la crisi di un colosso degli elettrodomestici, la governatrice friulana Serracchiani ha messo sul tavolo 20 milioni di euro per scongiurare i licenziamenti a Porcia, mentre noi siamo andati a Roma a chiedere la Cig per i dipendenti di Susegana: il fattore risorse pesa» ha concluso Ferrari . —

Albino Salmaso

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