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«Così valorizziamo i talenti»

In Cina c’è sempre più attenzione per il campionato italiano

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VENEZIA. «La nazionale è nata con due obiettivi: creare ponti tra culture diverse, come è nella logica dell’associazione Associna, e mettere in mostra i nostri talenti, sostenerli, aiutare a coltivare il sogno di diventare calciatori».

Bai Junyi è il presidente emerito dell’associazione Associna, nonché presidente della nazionale delle seconde generazioni, Fc Associna. E’ nato a Wenzhou, in provincia di Zhejiang, è laureato in giurisprudenza e iscritto all’albo degli avvocati in Italia. È il primo professore universitario di diritto di origine cinese in Italia ed è stato presidente nazionale di Associna dal 2005 al 2015. Oggi è anche responsabile Strategia e sviluppo presso la Camera di Commercio Italo Cinese. E, inoltre, è anche un appassionato di calcio. «Lo sport è uno strumento di integrazione e comunicazione fondamentale», spiega Bai Junyi, «e in Italia sport vuol dire soprattutto calcio. E’ normale quindi che i giovani cinesi siano cresciuti sognando di giocare a pallone, anche se in passato non sempre i ragazzi sono stati sostenuti dalle famiglie perché non tutti conoscevano il calcio, e il suo posto nella società italiana». Con gli anni però il punto di vista dei cinesi sul calcio è molto cambiato, tra affari e passione, come dimostrano le più recenti vicende societarie di Milan e Inter. «Si conta che in Cina i tifosi del Milan siano oltre cento milioni, e altrettanto si può dire dell’Inter e le scuole calcio stanno spuntando come funghi anche se, è ovvio, c’è ancora molta strada da fare per raggiungere buoni livelli tecnici e tattici, ma la formazione di base si sta diffondendo in tutto il Paese».

La Cina ha però preso la rincorsa per raggiungere, affidandosi spesso a famosi calciatori europei ormai a fine carriera, i livelli del nostro calcio. Basti pensare che entro il 2025 è prevista la costruzione di 70 mila campi da calcio e l’istituzione di 50.000 scuole calcio. «In questo contesto», spiega il presidente della squadra, «il nostro intento, anche la nascita della nazionale delle seconde generazioni, è di dare fiducia a questi ragazzi, dire loro che se ci credono possono realizzare i loro sogni, in Italia o in Cina, o almeno ci possono provare». Anche se per indossare la maglia azzurra sarà necessaria la cittadinanza italiana. E poiché la Cina non permette la doppia cittadinanza, assumere quella italiana vorrebbe dire rinunciare a quella cinese. Ecco perché in molti sono indecisi. «E’ come scegliere tra mamma e papà, e non sempre è facile», dice Bai Junyi, ricordando come Associna sia a favore della legge Fiano per la cittadinanza di cui è attesa la discussione in Senato. (f.fur.)

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