Protesta politica durante “Incontriamoci”
Piazza Risorgimento, Prefettura e sede di CasaPound le tappe del corteo tra le bancarelle. Striscioni anti giunta Ciriani
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In una città vestita a festa per “Incontriamoci a Pordenone”, tra bancarelle, giostrine per bambini e vie dello shopping, ieri pomeriggio si è snodato il corteo della manifestazione politica organizzata dall’Osservatorio regionale antifascista.
Fin dalle 15 piazzetta Cavour era presidiata dalle forze dell’ordine con il reparto mobile della polizia, carabinieri e polizia municipale: oltre 300 i partecipanti alla manifestazione, che ha toccato alcuni punti considerati nevralgici per “Riprendersi la città”, come recitava lo slogan coniato dagli organizzatori.
Il momento di maggiore tensione s’è avvertito durante la tappa davanti alla sede di Casa Pound, in una piazzetta laterale di corso Garibaldi: i manifestanti sono stati tenuti a debita distanza dalle forze dell’ordine, in assetto antisommossa, che contemporaneamente sorvegliavano i militanti di Casa Pound, usciti all’esterno della sede. Da corso Garibaldi gli antifascisti si sono contrapposti a distanza, a colpi di slogan e gestacci rivolti ai “nemici”, i quali hanno risposto in modo silenzioso, sventolando un tricolore. La gestione delle forze dell’ordine è stata impeccabile e indispensabile per evitare la possibilità di provocazioni ulteriori e per scongiurare ogni eventuale avvisaglia di scontri fisici.
Dal corteo dito puntato, oltre che sulla gestione politica nazionale (una delle tappe è stata sotto la sede del Pd), sulla giunta Ciriani. Sono comparsi anche alcuni cartelli con le immagini del primo cittadino e dell’assessore alla sicurezza Emanuele Loperfido imputati di aver avviato in città un “nuovo catechismo con opere di crudeltà corporale” come il sequestro dell’elemosina, descrivere i rifugiati come pericolosi, sparare sulla Croce rossa, impaurire le donne.
Poi tappa in piazza Risorgimentom «luogo multietnico – hanno raccontato i manifestanti – simbolo di socialità ma che l’amministrazione comunale ha trasformato in centro commerciale a cielo aperto. Piazza salotto è stato un progetto fallimentare, con eventi deserti. Poco dopo la piazza è stata ripresa dalla gente».
E ancora arrivo in Prefettura. «Grazie ai rifugiati che liberamente partecipano al corteo – è stato detto da Rete solidale –e che per un pomeriggio si sono ripresi la città che viene loro negata». Nel pomeriggio dello shopping, tra gente che mangiava un gelato o beveva l’aperitivo, il corteo è, infine, terminato in piazzetta Cavour, da dove era partito.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Fin dalle 15 piazzetta Cavour era presidiata dalle forze dell’ordine con il reparto mobile della polizia, carabinieri e polizia municipale: oltre 300 i partecipanti alla manifestazione, che ha toccato alcuni punti considerati nevralgici per “Riprendersi la città”, come recitava lo slogan coniato dagli organizzatori.
Il momento di maggiore tensione s’è avvertito durante la tappa davanti alla sede di Casa Pound, in una piazzetta laterale di corso Garibaldi: i manifestanti sono stati tenuti a debita distanza dalle forze dell’ordine, in assetto antisommossa, che contemporaneamente sorvegliavano i militanti di Casa Pound, usciti all’esterno della sede. Da corso Garibaldi gli antifascisti si sono contrapposti a distanza, a colpi di slogan e gestacci rivolti ai “nemici”, i quali hanno risposto in modo silenzioso, sventolando un tricolore. La gestione delle forze dell’ordine è stata impeccabile e indispensabile per evitare la possibilità di provocazioni ulteriori e per scongiurare ogni eventuale avvisaglia di scontri fisici.
Dal corteo dito puntato, oltre che sulla gestione politica nazionale (una delle tappe è stata sotto la sede del Pd), sulla giunta Ciriani. Sono comparsi anche alcuni cartelli con le immagini del primo cittadino e dell’assessore alla sicurezza Emanuele Loperfido imputati di aver avviato in città un “nuovo catechismo con opere di crudeltà corporale” come il sequestro dell’elemosina, descrivere i rifugiati come pericolosi, sparare sulla Croce rossa, impaurire le donne.
Poi tappa in piazza Risorgimentom «luogo multietnico – hanno raccontato i manifestanti – simbolo di socialità ma che l’amministrazione comunale ha trasformato in centro commerciale a cielo aperto. Piazza salotto è stato un progetto fallimentare, con eventi deserti. Poco dopo la piazza è stata ripresa dalla gente».
E ancora arrivo in Prefettura. «Grazie ai rifugiati che liberamente partecipano al corteo – è stato detto da Rete solidale –e che per un pomeriggio si sono ripresi la città che viene loro negata». Nel pomeriggio dello shopping, tra gente che mangiava un gelato o beveva l’aperitivo, il corteo è, infine, terminato in piazzetta Cavour, da dove era partito.
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