Il vescovo di Pordenone “benedice” l’autonomia del Veneto
Monsignor Giuseppe Pellegrini: nessuno mette in discussione l’Unità d’Italia. Al voto anche residenti nei comuni della diocesi di Concordia-Pordenone
PORDENONE. «Una giusta autonomia rende più facile e snella la vita civile e sociale». Il vescovo di Concordia-Pordenone, monsignor Giuseppe Pellegrini, “approva” l’aspirazione del Veneto di avere maggiore autonomia. Questo, puntualizza, «non significa separazione» della regione dal resto d’Italia, che è tutt’altra cosa.
Sotto la giurisdizione della diocesi di Concordia-Pordenone ricadono alcuni comuni del Veneziano e del Trevigiano. Lo stesso presule è di origini veronesi, pur avendo risieduto molti anni a Roma e, da quando guida le comunità tra Livenza e Tagliamento, ovvero da sette anni a questa parte, ha acquisito la cittadinanza pordenonese a tutti gli effetti.
«Le regioni a statuto speciale, come il Friuli Venezia Giulia, la Sicilia e via dicendo, mi pare diano per acquisita e fuori discussione l’unità d’Italia. Credo che il nostro sia un Paese dove la gente è capace di convivere unita al contempo rispettando le varie autonomie. Nell’ambito di uno Stato unito ci stanno le aspirazioni a valorizzare territori e specificità e credo siano in sintonia con la nostra Costituzione».
La Chiesa nemmeno lontanamente mette in conto il pericolo di disgregazione dello stato repubblicano: «La Chiesa è universale e proprio oggi si celebra la giornata mondiale missionaria che ci ricorda come sia doveroso aiutare coloro che sono in difficoltà. Il valore più grande è proprio l’universalità: ben vengano, dentro questa cornice, particolarità e specificità nell’ambito di un cammino unitario».
All’antivigilia del referendum consultivo sull’autonomia è intervenuto anche il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, che qualche giorno fa aveva parlato di Catalogna e della sfida delle democrazie che devono trovare le ragioni dello stare insieme: «Confronti e consultazioni elettorali che si svolgono nel rispetto della Costituzione italiana, in uno spirito autentico di comunione nazionale e cercando di evidenziare e valorizzare peculiarità, risorse e legittime esigenze di un territorio, possono aiutare a far crescere la spinta alla sussidiarietà e al bene comune dell’intera comunità (locale e nazionale), anche attraverso modalità più eque e più giuste».
Poi il patriarca è entrato nel merito del referendum: «Autonomia non significa separazione; può essere, semmai, uno stimolo e un aumento di responsabilità verso un’integrazione più forte e attenta alle caratteristiche di ogni contesto e di ciascuna realtà».
La parola ora passa ai veneti e, dall’altra parte del nord Italia, ai lombardi.
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