Chiusura del duomo dalle 18 «Servirebbero dei vigilantes»
Gli effetti del ritorno all’ora solare si sono riverberati anche sulla gestione del duomo di San Marco, la “casa” principale dei cristiani pordenonesi.Il parroco, monsignor Otello Quaia, ha reso noto...
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Gli effetti del ritorno all’ora solare si sono riverberati anche sulla gestione del duomo di San Marco, la “casa” principale dei cristiani pordenonesi.
Il parroco, monsignor Otello Quaia, ha reso noto ieri che a causa del nuovo orario e dell’imminente periodo invernale, con l’aumento delle ore di oscurità, il duomo potrà restare aperto, nei giorni feriali, dalle 7.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18. Il sabato e la domenica, naturalmente, nessun problema con la conferma delle messe in programma.
L’annuncio è seguito ad alcune lamentele giunte all’orecchio del parroco. È naturale che i fedeli vorrebbero poter pregare nella “casa” del Signore, che è in seconda battuta un luogo turistico, anche oltre le 18, tanto più che normalmente si esce dal lavoro poco prima e, considerati i tempi di trasferimento, non restano in effetti molti minuti da passare in chiesa.
«Anche a me piacerebbe – ha reso noto monsignor Quaia – e se ci fossero vigilantes volontari potremmo prendere in considerazione l’ipotesi. Ma in caso contrario, specie vista la presenza delle tante opere d’arte contenute nel Duomo, non siamo in grado di poter garantire la sicurezza h24».
Un problema reale, quello evidenziato dal parroco, che apre la porta a una riflessione. Da un lato è giusto che il duomo ospiti opere d’arte e bellezze culturali in grado di glorificarne la magnificenza e quella del Signore, dall’altro è anche vero che la sua funzione primaria è quella di essere casa di chi vuole pregare e chiedere conforto a Dio. Se il patrimonio artistico diventa un ostacolo all’esercizio principale della funzione di una chiesa è evidente che alcuni fedeli possano esternare rammarico.
Chissà mai, quindi, che si riescano a trovare volontari o altre soluzioni a un problema che sarebbe bello poter risolvere a beneficio delle esigenze di tutti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il parroco, monsignor Otello Quaia, ha reso noto ieri che a causa del nuovo orario e dell’imminente periodo invernale, con l’aumento delle ore di oscurità, il duomo potrà restare aperto, nei giorni feriali, dalle 7.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18. Il sabato e la domenica, naturalmente, nessun problema con la conferma delle messe in programma.
L’annuncio è seguito ad alcune lamentele giunte all’orecchio del parroco. È naturale che i fedeli vorrebbero poter pregare nella “casa” del Signore, che è in seconda battuta un luogo turistico, anche oltre le 18, tanto più che normalmente si esce dal lavoro poco prima e, considerati i tempi di trasferimento, non restano in effetti molti minuti da passare in chiesa.
«Anche a me piacerebbe – ha reso noto monsignor Quaia – e se ci fossero vigilantes volontari potremmo prendere in considerazione l’ipotesi. Ma in caso contrario, specie vista la presenza delle tante opere d’arte contenute nel Duomo, non siamo in grado di poter garantire la sicurezza h24».
Un problema reale, quello evidenziato dal parroco, che apre la porta a una riflessione. Da un lato è giusto che il duomo ospiti opere d’arte e bellezze culturali in grado di glorificarne la magnificenza e quella del Signore, dall’altro è anche vero che la sua funzione primaria è quella di essere casa di chi vuole pregare e chiedere conforto a Dio. Se il patrimonio artistico diventa un ostacolo all’esercizio principale della funzione di una chiesa è evidente che alcuni fedeli possano esternare rammarico.
Chissà mai, quindi, che si riescano a trovare volontari o altre soluzioni a un problema che sarebbe bello poter risolvere a beneficio delle esigenze di tutti.
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