Prostituzione, imprenditore condannato a Pordenone
Due anni e otto mesi per aver sfruttato, secondo l’accusa, quattro donne. La difesa: «Prove inconsistenti, battaglia in appello»
PORDENONE. Due anni e otto mesi con rito abbreviato. È la sentenza emessa dal Gup del tribunale di Pordenone Eugenio Pergola per l’imprenditore agricolo sacilese di 58 anni Renato Nadal, finito al centro di un’indagine per sfruttamento della prostituzione della squadra mobile di Pordenone nell’autunno del 2016.
Nel novembre di due anni fa, su richiesta del pubblico ministero Matteo Campagnaro che coordinava l'inchiesta della Squadra mobile, il gip Roberta Bolzoni aveva emesso la misura cautelare dell’obbligo di dimora. Poi la misura era stata revocata e Nadal è attualmente libero da restrizioni.
Secondo la ricostruzione degli investigatori della Squadra mobile pordenonese, contestata con decisione dalla difesa, Nadal avrebbe sfruttato la prostituzione di quattro cinquantenni italiane e avrebbe fornito loro supporto logistico, mettendo a disposizione un suo appartamento a Sacile e accompagnandole la sera a bordo della sua auto in locali notturni fra Portogruaro e Conegliano e in un cinema a luci rosse, sempre fuori provincia. Qui le lucciole avrebbero adescato i clienti.
Secondo la polizia, che aveva effettuato servizi di pedinamento e appostamento, sottoponendo anche l’indagato a intercettazioni telefoniche e ambientali, l’imprenditore agricolo avrebbe dato alle donne consigli sul metodo d'approccio, sull’abbigliamento e su alcune creme.
Sempre stando alla ricostruzione degli inquirenti, Nadal si sarebbe fatto pagare in alcuni casi in natura. In altri casi avrebbe ottenuto una percentuale del guadagno.
La tesi difensiva è che il sacilese non abbia avuto alcun ruolo – sotto il profilo del presunto sfruttamento – nell’attività esercitata dalle quattro donne.
L’avvocato difensore Luigi Ravagnan, del foro di Venezia, ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste, parlando di accuse di assoluta inconsistenza. Il legale, nel commentare poi la sentenza, ha sottolineato di essere pronto a dare battaglia in appello e di ritenere che ci siano tutti i presupposti per far riconoscere nel secondo grado la piena innocenza del proprio assistito.
L’avvocato Ravagnan ha inoltre messo in risalto come la pena inflitta sia comunque corrispondente, di fatto, al minimo della pena possibile a fronte dell’accusa mossa all’imputato. La condanna a 2 anni e 8 mesi era stata chiesta ieri in udienza dal pubblico ministero della Procura di Pordenone Federico Baldo.
Secondo quanto era emerso in sede di indagine, le prestazioni sessuali erano pubblicizzate anche su un sito internet specializzato in escort. Le prostitute ricevevano un giro di clienti vasto, prevalentemente in appartamento.
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