Indagine sui flussi dei richiedenti asilo «Si può rimpatriare»
Il Comune potrà avviare progetti di integrazione o rientro «Ora sappiamo dove vivono anche gli “irrecuperabili”»
di Laura VenerusIl monitoraggio dei richiedenti asilo senza accoglienza, le loro destinazioni una volta ottenuto lo status, le opportunità di rientro assistito. Sono questi alcuni dei progetti che il Comune di Pordenone ha avviato con i richiedenti asilo sul territorio.
«Abbiamo costituito con le assistenti sociali dei nuclei di monitoraggio dei vari luoghi sensibili della città per individuare dove si trovano le persone – ha spiegato l’assessore al sociale Eligio Grizzo –. Si tratta dei border line, fuori progetto per vari motivi o che hanno concluso il periodo d’accoglienza. Riusciamo così a elaborare dei report da inviare alla polizia municipale: in questo modo abbiamo a disposizione una lista di persone, che sono in sostanza quei quaranta che da tempo vivono all’addiaccio in varie zone della città, da tenere monitorate».
In questa lista, come spiegato da Grizzo, ci sono i cosiddetti «irrecuperabili, cioè quelli che si trovano nel territorio per delinquere», ma anche diverse persone collaboranti con le quali, una volta intercettate, si possono creare dei progetti di integrazione o di rientro assistito.
«Con lo Iom, che è l’organizzazione internazionale per le migrazioni – ha sottolineato Grizzo – abbiamo aperto un bando per il rientro assistito. Siamo alle prime battute di questo progetto per aiutare chi lo desidera a fare rientro nei propri Paesi d’origine. Non prevediamo grandi numeri, ma saranno comunque importanti per garantire un futuro a quanti, giunti da noi, non hanno prospettive».
Altro elemento d’indagine riguarda i richiedenti asilo che escono dall’accoglienza muniti di status di protezione. «Con le cooperative abbiamo avviato un progetto per raccogliere elementi statistici – ha affermato l’assessore –. La valutazione riguarda le destinazioni di chi esce dall’accoglienza in modo da effettuare un’indagine sui flussi migratori e fare delle statistiche che diano un quadro della situazione». Con le cooperative il Comune sta collaborando affinché l’accoglienza fornisca una ricaduta positiva sul territorio. «Il rifugiato necessita di diversi beni e servizi che possono stimolare l’economia locale – ha sottolineato Grizzo –. In questo modo abbiamo sensibilizzato le coop a usufruire di realtà economiche locali per ripagare in qualche modo il territorio della presenza di richiedenti asilo».
Intanto, proseguono le attività della Croce rossa per quanto riguarda l’assistenza ai rifugiati: quotidianamente dalle 16 alle 18 persone usufruiscono del servizio di dormitorio alle ex scuole di Porcia. A questo si aggiungono le lezioni d’italiano nella sede Cri: le frequentano dalle 12 alle 15 persone ogni mattina, divise in gruppi in base alle conoscenze già acquisite. «È un modo per mantenere occupate le persone durante il giorno – ha spiegato il presidente Cri di Pordenone, Giovanni Antonaglia –. Si trovano in città per il rinnovo dei documenti e dovranno restare qui per alcuni giorni, non avendo altrimenti altri luoghi dove recarsi e dormire».
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