Sedi politiche e comizi: rafforzata la vigilanza delle forze dell’ordine
Dopo l'attentato alla sede della Lega di Treviso la prefettura di Pordenone ha disposto maggiori controlli. Anche a obiettivi sensibili quali caserme e sedi istituzionali
M.MI.PORDENONE. L’attentato alla sede della Lega di Treviso, rivendicato da un gruppo di matrice anarchica, ha fatto alzare il livello di vigilanza anche in provincia di Pordenone.
Nel periodo di agosto già normalmente il livello di allerta si alza anche per il fatto che la città tende a svuotarsi e quindi aumenta la necessità di controllare obiettivi cosiddetti sensibili. «In concomitanza con quanto avvenuto a Treviso – riferisce la Prefettura – sono stati intensificati i controlli alle sedi dei partiti o comunque ai luoghi sensibili per l’attività politica, oltre a quella già prevista a obiettivi istituzionali». Tra questi per esempio le caserme e le sedi istituzionali.
Non ci sono segnali che possano far temere attacchi analoghi a quelli avvenuti in Veneto – dove sono state fatte esplodere due bombe rudimentali, la seconda per colpire eventuali soccorritori – ma lo stato di allerta in questo caso aumenta per tutti .
I partiti che hanno ancora una sede – nel tempo in molti vi hanno rinunciato per ragioni di costi – sono pochi. La Lega provinciale ha mantenuto la sede provinciale in viale Martelli, quasi di fronte al tribunale, il partito democratico in via Rovereto e poi c’è Rifondazione comunista che ha sede di proprietà in viale Dante. Forza Italia e Fratelli d’Italia, dopo il divorzio maturato nel popolo della Libertà, hanno mantenuto per poco una sede mentre il Movimento 5 stelle non ne ha mai avuta una. Oltre alle sedi ci sono le manifestazioni e gli eventi che coinvolgano più esponenti pubblici.
Per quanto riguarda poi il terrorismo internazionale, il rapporto (Italian terrorism infiltration index) 2018 stilato dall’Istituto Demoskopika, il Friuli Venezia Giulia è considerata una regione a basso rischio di infiltrazioni terroristiche (quattordicesima su venti regioni).
Quattro gli indicatori su cui viene costruito l’indice: le intercettazioni autorizzate, gli attentati avvenuti in Italia ed estrapolati dal database dell’università del Maryland, gli stranieri residenti e provenienti dai primi cinque Stati nella classifica dei paesi ad alta percentuale di terrorismo (secondo l’Institure for economics and peace): Iraq, Afghanistan, Nigeria, Siria e Pakistan. Gli altri indicatori sono i visitatori nei musei e l’esportazione di armi. Le regioni italiane in cima alla lista, invece, sono Lombardia, Lazio, Piemonte ed Emilia Romagna.
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