Il diario di don Liva: “Si apre un abisso”
Cento rintocchi di campana e la lettura del diario di un parroco capace di tenere assieme una comunità in tempo di guerra. Il maestro Andrea Rucli al pianoforte ha accompagnato ieri, in un silenzio...
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Cento rintocchi di campana e la lettura del diario di un parroco capace di tenere assieme una comunità in tempo di guerra. Il maestro Andrea Rucli al pianoforte ha accompagnato ieri, in un silenzio attento, la lettura scenica di Luca Zingaretti, attore cinematografico, volto noto e amato del più famoso Commissario d'Italia, che ha prestato la sua voce alle parole scritte cento anni fa da monsignor Valentino Liva.
Un racconto, ritmato e sottolineato nella sua drammaticità, in modo impeccabile dall’attore romano. La cronaca puntuale dei primi giorni di bombardamenti, la sofferenza della popolazione e la successiva liberazione, sono state restituite al pubblico che affollava le due estremità del ponte del diavolo, perfettamente.
«Il ponte salta alle 15.45, la nostra bella e gloriosa Cividale è annientata nel suo sogno fidente. Si apre un abisso. È la schiavitù, il sequestro dell’uomo, l’incarceramente della libertà benedetta. Una città divisa, le strade nelle tenebre, il rumore delle truppe. La tempesta ci schiaccia e io dico ai compagni, poi li incontrerò».
Luca Zingaretti, racconta la fame, il dolore, lo strazio della popolazione cividalese, e le azioni di sostegno e conforto degli abitanti della città ai prigionieri. Chiude dopo il brano "Soliloquio" di John Cage, sulla musica di Ludovico Einaudi, "Nuvole bianche", la lettura del processo sommario, e del rilascio di un arrestato, Antonio Di Giovanni.
«Siate prudente, lo ammonisce fraternamente Liva, non spingetevi fuori di un passo». Poi i soldati in piazza arrivano, due ufficiali e venti soldati e il parroco, vanno al Tempio per il “Te Deum che sale in cielo”.
Niente retorica, il diario di un sacerdote che diventa testimonianza e monito. Un raggio di sole e con i giovani danzatori della scuola di danza di Erika Bront, che danzano felici sul ponte ricostruito, si chiude l’intervento lungamente applaudito di Zingaretti che attraversa il ponte per salutare chi lo ha atteso per ore. Rimangono e l’eco, e la commozione per chi c’era, suscitata dalla lettura di quelle pagine di storia e di speranza che non accada mai più niente del genere.
Fabiana Dallavalle
Un racconto, ritmato e sottolineato nella sua drammaticità, in modo impeccabile dall’attore romano. La cronaca puntuale dei primi giorni di bombardamenti, la sofferenza della popolazione e la successiva liberazione, sono state restituite al pubblico che affollava le due estremità del ponte del diavolo, perfettamente.
«Il ponte salta alle 15.45, la nostra bella e gloriosa Cividale è annientata nel suo sogno fidente. Si apre un abisso. È la schiavitù, il sequestro dell’uomo, l’incarceramente della libertà benedetta. Una città divisa, le strade nelle tenebre, il rumore delle truppe. La tempesta ci schiaccia e io dico ai compagni, poi li incontrerò».
Luca Zingaretti, racconta la fame, il dolore, lo strazio della popolazione cividalese, e le azioni di sostegno e conforto degli abitanti della città ai prigionieri. Chiude dopo il brano "Soliloquio" di John Cage, sulla musica di Ludovico Einaudi, "Nuvole bianche", la lettura del processo sommario, e del rilascio di un arrestato, Antonio Di Giovanni.
«Siate prudente, lo ammonisce fraternamente Liva, non spingetevi fuori di un passo». Poi i soldati in piazza arrivano, due ufficiali e venti soldati e il parroco, vanno al Tempio per il “Te Deum che sale in cielo”.
Niente retorica, il diario di un sacerdote che diventa testimonianza e monito. Un raggio di sole e con i giovani danzatori della scuola di danza di Erika Bront, che danzano felici sul ponte ricostruito, si chiude l’intervento lungamente applaudito di Zingaretti che attraversa il ponte per salutare chi lo ha atteso per ore. Rimangono e l’eco, e la commozione per chi c’era, suscitata dalla lettura di quelle pagine di storia e di speranza che non accada mai più niente del genere.
Fabiana Dallavalle
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