Bosari e il fallimento dei trattati di pace
Il saggio dello studioso pordenonese sulle cause che portarono al primo conflitto
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È passata l’ondata di commemorazioni, libri, documentari diffusi per rileggere e spiegare, cent’anni dopo, la rotta di Caporetto, vicenda bellica rimasta nell'immaginario nazionale al punto di diventare metafora in Italia per ogni tipo di sconfitta in qualsiasi settore essa avvenga.
Ma il tema della Grande Guerra non viene accantonato. Rimarrà di forte attualità almeno fino al 4 novembre 2018, quando ricorrerà il centenario della vittoria da parte italiana e dei suoi alleati, con la conclusione del conflitto e le conseguenze che essa drammaticamente comportò.
Riflessioni e ragionamenti possono così continuare perché la storia italiana e mondiale nei decenni successivi trasse origine proprio da lì, da cosa accadde nei giorni in cui si posero le premesse di ulteriori disastri.
Di solito fanno clamore e attraggono l'attenzione i fatti sul campo di battaglia, ma è l'arte diplomatica a condizionare nel profondo le vicende. Ed è a questo aspetto, complesso e meno appariscente, che è dedicato un nuovo volume pubblicato da Alba edizioni e intitolato “La Grande Guerra e i trattati di pace. Prima e dopo il conflitto” (144 pagine, 14 euro).
Lo ha scritto Otello Bosari, già autore di numerosi saggi di storia contemporanea e con un lungo passato di politica attiva nel Pordenonese essendo stato anche consigliere regionale tra anni Sessanta e Settanta.
Dal suo osservatorio, Bosari propone una rilettura suggestiva legando le speranze di convivenza tra i popoli alla capacità di saper elaborare un vero patto di pace.
«I trattati – dice – meritano allora di essere conosciuti e studiati nelle loro linee generali così come le battaglie e ogni altro avvenimento legato all’evento bellico».
Il libro dunque spiega cosa non funzionò nel 1914 quando la paura di una superpotenza europea, cioè il Reich germanico, dilagò e gli apparati diplomatici persero il controllo della situazione.
Scenari riaffiorati negli anni Trenta, quando influì anche il rapporto fra Germania hitleriana e Urss.
Vicende, atti, tensioni da rileggere perché la scintilla, sostiene Bosari, si annida sempre negli “arcana imperii”, cioè in quel potere segreto che sfugge alla conoscenza dei Parlamenti e dunque dei popoli.
Succedeva allora, come sempre.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ma il tema della Grande Guerra non viene accantonato. Rimarrà di forte attualità almeno fino al 4 novembre 2018, quando ricorrerà il centenario della vittoria da parte italiana e dei suoi alleati, con la conclusione del conflitto e le conseguenze che essa drammaticamente comportò.
Riflessioni e ragionamenti possono così continuare perché la storia italiana e mondiale nei decenni successivi trasse origine proprio da lì, da cosa accadde nei giorni in cui si posero le premesse di ulteriori disastri.
Di solito fanno clamore e attraggono l'attenzione i fatti sul campo di battaglia, ma è l'arte diplomatica a condizionare nel profondo le vicende. Ed è a questo aspetto, complesso e meno appariscente, che è dedicato un nuovo volume pubblicato da Alba edizioni e intitolato “La Grande Guerra e i trattati di pace. Prima e dopo il conflitto” (144 pagine, 14 euro).
Lo ha scritto Otello Bosari, già autore di numerosi saggi di storia contemporanea e con un lungo passato di politica attiva nel Pordenonese essendo stato anche consigliere regionale tra anni Sessanta e Settanta.
Dal suo osservatorio, Bosari propone una rilettura suggestiva legando le speranze di convivenza tra i popoli alla capacità di saper elaborare un vero patto di pace.
«I trattati – dice – meritano allora di essere conosciuti e studiati nelle loro linee generali così come le battaglie e ogni altro avvenimento legato all’evento bellico».
Il libro dunque spiega cosa non funzionò nel 1914 quando la paura di una superpotenza europea, cioè il Reich germanico, dilagò e gli apparati diplomatici persero il controllo della situazione.
Scenari riaffiorati negli anni Trenta, quando influì anche il rapporto fra Germania hitleriana e Urss.
Vicende, atti, tensioni da rileggere perché la scintilla, sostiene Bosari, si annida sempre negli “arcana imperii”, cioè in quel potere segreto che sfugge alla conoscenza dei Parlamenti e dunque dei popoli.
Succedeva allora, come sempre.
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