L’omaggio ai caduti in Russia nel docufilm di Olivotto
Il regista di Fanna: «Il sacrificio di tutti questi giovani non va dimenticato» Il lavoro si basa sulla storia del reduce Pasquale Corti. Colonna sonora di Di Bin
Perdere il nostro passato è un po’ come non avere più il cognome: si finirebbe per perdere la propria identità e, a lungo andare, essere dimenticati. Marino Olivotto lo sa bene e nel suo film documentario Il piombo e la neve mette in pellicola la memoria di chi, 75 anni fa, era un ragazzo di vent’anni andato a combattere con mezzi ed equipaggiamenti ridicoli in una terra che ha inghiottito nella neve migliaia di giovani nell’inverno 1942-1943.
Pasquale Corti, classe 22, alpino artigliere della divisione Tridentina, è uno dei sopravvissuti alla ritirata di Russia: lui ce l’ha fatta e il film racconta la sua storia, ripercorrendo quegli eventi, tragici e incancellabili, che hanno segnato il destino di tanti, troppi ragazzi. Ricordi che aveva già messo nero su bianco nel libro La Disfatta, dal quale il regista che vive a Fanna ha attinto a piene mani per poter imprimere il dramma vissuto dai diecimila reduci nella memoria comune. I contributi pianistici e l’accompagnamento scenico al piano portano la firma del friulano Sebastian Di Bin.
«L’idea di realizzare questo film documentario – spiega Olivotto – è nata perché avevo il desiderio di raccontare un pezzo di storia un po’ dimenticato nei libri, relegato spesso a un paio di righe soltanto. Quando ho avuto la possibilità di conoscere Corti e di parlare con lui ho capito che lo dovevo fare».
Olivotto, direttore di produzione del film di Christian Canderan Un ferragosto all’italiana, focalizza l’attenzione non tanto sui contorni geopolitici o sul dispiegamento delle forze armate, quanto sulle emozioni provate da Corti, originario di Montefiorino, e dai suoi compagni. Alla personale testimonianza fornita dall’alpino, protagonista della battaglia di Nikolajewka sotto la guida del generale Luigi Reverberi, si alterna la fiction, con scene che riproducono gli eventi vissuti in prima persona da Corti, interpretato dall’attore Valerio Gambetti.
Nel suo lavoro – durato oltre due anni (ha finito di girare a metà del 2017) – il regista ha intervistato a lungo l’alpino modenese mancato nel marzo 2015 proprio mentre stavano per iniziare a girare le scene della parte fiction del film documentario. «L’ultima volta che l’ho incontrato – ricorda Olivotto – mi ha preso la mano e mi ha detto: “vai fino in fondo. La sua determinazione è stata fondamentale per portare avanti il mio progetto ambizioso».
Una buona parte delle riprese ha toccato il Friuli, il Piancavallo, per le scene invernali. Ma le location hanno riguardato anche i comuni di Reggio Emilia e di Bergogno, paesino nelle montagne reggiane che ha letteralmente “adottato” il cast del regista trentottenne.
«Il film aiuterà a conservare la memoria di tutti quei giovani» riferisce Olivotto. Alcuni sono sopravvissuti, ma si porteranno per sempre addosso le ferite inferte, soprattutto psicologiche. C’è chi ha visto amici e compagni cadere nella steppa russa, chi è stato chiamato a prendere decisioni durissime e troppo grandi da sostenere a soli 20 anni. «Il sacrificio di queste persone – chiude il regista – non deve andare dimenticato per non dissipare quella memoria che ci permette di essere persone migliori».
Il film documentario è una produzione curata da Antica Zelkova e DubLab srl, in collaborazione con l’associazione Obiettivo Storia (grazie a Luca Silingardi e Marco Formentini). Sarà presentato sabato per la prima volta in regione su iniziativa dell’Associazione sport cultura e spettacolo San Marco e del Caffè del venerdì: l’appuntamento è alle 20.45 nell’auditorium Comelli di Udine alla presenza del regista Olivotto e del pianista Di Bin.
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