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Balilla allievi di Baden Powell: da Udine al raduno degli scout

Lucio Costantini pubblica testimonianze e ricordi “All’ombra del cervo bianco” La delegazione partí dal campo Moretti. C’era anche Valente (ucciso a Porzûs)

di PAOLO MEDEOSSI
2 minuti di lettura

Lo scautismo, nato nel 1907 su iniziativa del mitico generale ed educatore londinese Robert Baden-Powell, si diffuse subito in Italia e al primo jamboree (ovvero il raduno mondiale, così chiamato nel gergo di lupetti e guide) il nostro contingente era tra i più numerosi. Ma all'avvento del fascismo tutto cambiò perché Mussolini abolì il movimento volendo dare spazio a un suo modo di inquadrare e crescere la gioventù attraverso balilla, avanguardisti eccetera.

Ciò non toglie che il duce continuasse a tener d'occhio la creatura di Baden-Powell tanto che quando Renato Ricci ebbe il compito di organizzare l'Opera nazionale balilla corse a Londra a chiedere suggerimenti. Naturalmente le due realtà avevano scopi e contenuti ben diversi perché l'una perseguiva l'obiettivo militare di formare soldatini in erba (sfilata con fucili di legno, marce al ritmo dei tamburi eccetera) mentre l'altra diffondeva sentimenti di pace e concordia per l'educazione morale della gioventù. Ci fu però una fase nella quale una forma di dialogo esisteva, dato comune questo un po’ a tutto l'establishment inglese, da Churchill in giù, che seguì con attenzione le vicende mussoliniane fino alla guerra in Etiopia del 1936 quando i rapporti si incrinarono e vennero decise le sanzioni. Ci fu anche un colloquio personale tra Mussolini e Baden-Powell il 2 marzo 1933, durante una visita nel nostro paese del papà degli scout. La cronaca di quei giorni venne scritta da sua moglie Olave, che narrò minuziosamente il mondo dei balilla, di cui visitò il quartier generale a Genova. Rimase colpita dalle “giovani italiane” in partenza per un campeggio esprimendo un sostanziale apprezzamento e definendole, rispetto alle guide scout, “le nostre cugine germane”.

In tale clima, che contrasta con quanto avvenne di lì a pochi anni, nacque un'iniziativa significativa dal punto di vista storico e sociale, e cioè la partecipazione di 600 avanguardisti italiani, in qualità di osservatori, al jamboree mondiale svoltosi quell’anno in Ungheria, vicino a Budapest. Pagina inedita che riemerge grazie a una ricerca e a un libro pubblicato da Lucio G. Costantini, psicologo di Udine, scout dal 1958 e presidente dell'Associazione friulana Emilio Salgari. Scrivendo “All'ombra del cervo bianco. 1933: curiosi intrecci al jamboree di Godollo” (Tipi edizioni, 9 euro), ha toccato un tema di notevole rilievo, riguardante la centralità assunta tra le due guerre dal problema di come formare la gioventù, che venne analogamente affrontato nei regimi totalitari dell'epoca, il fascista in Italia e il sovietico nell’Urss.

Scrive il professor Fulvio Salimbeni nella prefazione del libro: «I regimi volevano rompere drasticamente con il vecchiume del passato, puntando sulla giovinezza, simbolo del nuovo, come d'altronde aveva già teorizzato Marinetti nel suo manifesto futurista. È in tale contesto storico e ideologico che si inserisce l'episodio del jamboree e la sede prescelta, in Ungheria, non era casuale essendo uno stato a regime semi-autoritario, guidato dall'ammiraglio Horthy. Lì, mentre anche Hitler era da poco al potere in Germania, si vollero rilanciare con forza gli ideali pacifici ed educativi scautistici».

Un aspetto che ci tocca da vicino è che gli avanguardisti, prima di partire, vennero riuniti a Udine affollando la città con esibizioni, esercitazioni al campo Moretti e concerti in piazza. Tra i partecipanti al viaggio c'erano alcuni udinesi, come Gastone Valente, che poi combattè da partigiano nella brigata Osoppo e fu tra le vittime di Porzûs. Costantini completa il racconto evocando gli scout che durante il fascismo non si sciolsero, come le “Aquile randagie” in Lombardia, raccoltesi segretamente attorno a don Andrea Ghetti. Parteciparono alla Resistenza e fecero espatriare clandestinamente in Svizzera 2166 tra prigionieri, ebrei, ricercati. Sono storie di scautismo clandestino riportate alla luce nel segno del cervo bianco, simbolo scelto da Baden-Powell per invitare i ragazzi a vincere le difficoltà, cercando nuove avventure.

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