Johnnie To: «Film per la Cina? Occorre dribblare la censura»
Il cineasta hongkonghese di nuovo a Udine con un’opera restaurata dal Feff «Sul presidente Xi Jinping: «Molte cose potranno ancora accadere»
Johnnie è un fareastiano duro e puro. Sa la strada. Di cognome fa semplicemente To, ed è uno conosciuto anche in Occidente. Per noi del festival è un amico, va e viene, scarica film e riparte. Per amore di Udine piantò le cineprese in piazza San Giacomo e in via Muratti, era il 2003 più o meno, e inserì qualche sequenza del centro cittadino (mescolandole dentro fotogrammi di Hong Kong) nel suo Yesterday Once More, comedy frizzantina su una lussuosa coppia di ladri.
Stavolta, sottobraccio, Johnnie si è portato un film del 2004, Throw Down, un restaurato dal Feff in persona (in prima mondiale) che, di fatto, sabato sera spegnerà al meglio la ventesima edizione. Intervista sì, intervista no? Sebbene uno dei fondatori della casa di produzione Milkyway Image, nonchè firmatario di manifesti action di altissimo lignaggio (A Hero Never Dies, The Mission, PTU, Election), non sia sempre ben disposto alle torture dei giornalisti, ha detto sì e, in un battibaleno, la saletta/sauna del Nuovo ha dichiarato il sold out.
Subito, e per nulla obbligato, To accede i fari sul Far East. «Venni qui alla fine degli anni Novanta è già l’atmosfera era elettrizzante, onestamente non mi aspettavo così tanto entusiasmo in una piccola regione del Nord Italia per il cinema d’Oriente. In pochi lo trasmettevano, e per pochi intendo i grandi festival di cinema. In vent’anni il Feff è diventato il polo asiatico occidentale. E non solo vetrina del nuovo di successo, ma anche fucina del cinema in divenire».
Problema: il mercato cinese è succoso. Ma tutti noi sappiamo quanto poco facile sia penetrarlo senza farsi del male. «In realtà bisogna innanzitutto pensare come dribblare la loro censura. Un tempo eravamo nettamente più liberi. Gli spunti ci arrivano dalla vita, come sempre, la creatività ha sempre radici nell’esperienza. Non siamo veggenti, però alle volte riusciamo ad anticipare i tempi. Forse perché abbiamo sguardi a lunga gittata. Ecco, riassumendo, la difficoltà di ogni nostro regista è individuare il miglior sistema per oltrepassare i confini».
Cerchiamo di stringere sulla politica, nonostante sia nota la loro poca propensione a sbottonarsi. Già durante la domanda - sul presidente cinese Xi Jinping, che ha abolito la durata del suo mandato - Johnnie fa qualche smorfia e accenna a un sorriso, come dire: lasciamo perdere, valà. Poi, invece, dice la sua: «Nulla è ancora definito, ipotizzo diversi scenari futuri». Se la cava così.
Torniamo in carreggiata. To è un magnifico regista di action movie. Però ogni tanto si lascia andare alla commedia. «Mi servono a pigliare fiato tra un inseguimento e l’altro. E, cosa affatto trascurabile, aiutano a mettere in cassaforte bei soldini».
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