«Immigrati falso dilemma non si può farne a meno»
Dibattito a piú voci. Nel 2017 registrati 119 mila ingressi Su 34 mila rifugiati e richiedenti asilo solo 895 lavorano
Gli sbarchi e la crisi migratoria, e ancora la denatalità, l’invecchiamento della popolazione, la gestione della nuova povertà e l’aumento dei canali irregolari di accesso al lavoro. Tessere di un puzzle che costituisco il nostro presente. Sorge spontanea la domanda: “Immigrati. Possiamo farne a meno?”. Una domanda che si fa titolo del dibattito con il pubblico ospitato ieri alla Chiesa di San Francesco. Per cercare una soluzione al quesito, tantissimi relatori hanno risposto alla chiamata di Vicino/lontano: Stefano Allievi, professore di sociologia all’università di Padova; la professoressa di demografia della Sapienza di Roma Elena Ambrosetti; Bianca Benvenuti, Advocacy Officer di Medici senza Frontiere; Fabrizio Gatti, giornalista de L’Espresso; Fadi Hassan, docente di macroeconomia al Trinity College di Dublino; Andrea Saccucci, che insegna Diritti dell’uomo alla Cattolica di Milano; e infine il camerunense Yvan Sagnet, leader e simbolo del primo sciopero di braccianti in Puglia nel 2011.
Un omaggio a Alessandro Leogrande, tra i finalisti del premio Terzani due anni fa con “La Frontiera”, ha aperto l’evento a cui sono seguiti i saluti a Angela Terzani tra il pubblico. «Nel 2017, 119 mila migranti hanno raggiunto le coste italiane. Nel 2016 su 34 mila soggetti inseriti nella rete Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati del Ministero dell’Interno, soltanto 895 hanno fatto il loro ingresso nel mondo del lavoro». Questa la fotografia “dal di qua del mare” - parole di Fabrizio Gatti- realizzata dal giornalista de L’Espresso. «Dobbiamo sentirci in pericolo per il fenomeno migratorio? No – ha asserito Gatti – il saldo naturale nascite-decessi registra un valore negativo. Affiancando i dati sull’immigrazione otteniamo un saldo positivo di 38 mila nuovi residenti, nuovi arrivi che costituiranno l’ossatura del paese nei prossimi decenni».
«Se possiamo fare a meno dei migranti non è la domanda giusta perché, secondo la Costituzione, dobbiamo garantire a queste persone dei diritti alla base del patto sociale dello Stato. È la gestione dei flussi che andrebbe implementata sfruttando i canali di cooperazione internazionali predisposti» afferma il professor Hassan. Elena Ambrosetti ha dipinto un quadro sull’impatto dell’immigrazione a livello globale per poi passare nello specifico al nostro paese: «Le migrazioni ci sono già servite, ci stanno già servendo e ci serviranno in futuro. L’arrivo di immigrati ha fatto sí che il sistema demografico italiano reggesse. L’iniezione di giovani adulti e bambini ha aiutato a non acuire lo squilibrio demografico che si sarebbe verificato. La popolazione anziana in Italia si attesta al 22 per cento: poteva essere molto più alta se non ci fosse stata l’immigrazione».
Un intervento eccentrico sul tema del viaggio quello di Stefano Allievi: «In un mondo in cui il turismo rappresenta la principale industria mondiale, chi non può muoversi molto spesso fa “un salto nel tempo”, ma all’indietro: un viaggio di queste persone dura un anno e mezzo per un tragitto dall’Africa centrale alla Libia, spendendo cifre esose in un’era di low-cost, con livelli di sicurezza inesistenti».
In chiusura gli interventi di Andrea Accucci, di Bianca Benvenuti, che ha spiegato come Medici senza Frontiere operi per supportare i migranti esclusi dal sistema accoglienza, proponendo una mappa della vulnerabilità di questi soggetti; e di Yvan Sagnet, bracciante che ora ha deciso di passare dalla protesta alla proposta: «Sto lavorando per diffondere una coscienza fra i lavoratori e le popolazioni migranti, costruendo un alleanza popolare tra i nuovi perdenti, italiani e stranieri, per scongiurare una guerra tra poveri. Non si può delegare la prevenzione alla magistratura: chiediamo allo stato di fare la sua parte con più controlli, per combattere la cultura dell’illegalità diffusa dovuta all’impunibilità dilagante».
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