Stockhausen: «La musica riveste un ruolo nella connessione fra Dio e l’uomo»
l’intervistagabriele giugaPrende il via oggi, con un concerto di grande respiro nel duomo di Pordenone alle 20.45, la 27ª edizione del festival internazionale di Musica Sacra, dal tema “Passioni e...
l’intervista
gabriele giuga
Prende il via oggi, con un concerto di grande respiro nel duomo di Pordenone alle 20.45, la 27ª edizione del festival internazionale di Musica Sacra, dal tema “Passioni e risurrezioni”. Non è un caso che il concerto iniziale sia affidato a un grande protagonista della musica internazionale, il compositore e trombettista Markus Stockhausen in un concerto intitolato “Sacra risonanza”, evento che lo vedrà protagonista affiancato dalla clarinettista Tara Bouman e da una selezione di ottoni delle bande dell’Anbima Fvg.
«La relazione che c’è tra musica e religione – ci dice Stokhausen – è molto meno intellettuale e più legata al sentimento, all’emozione. Perché il termine religione contiene in sé due elementi che significano connettersi con sé stessi, o meglio con il divino che sta in noi. È quindi un termine concreto, che lega l’uomo con la fonte della vita che è dentro l’individuo. E questo è un concetto che va al di là delle confessioni religiose, perché in fondo tutte le religioni cercano questa connessione. È indiscutibile che la musica riveste un ruolo particolare nella connessione fra Dio e l’uomo, apre spazi e riesce a toccare l’individuo molto profondamente. Il maestro del sufismo Hazrat Inayat Khan ha detto che la musica è il linguaggio dell’anima».
Lei eseguirà anche il suo progetto “Moving sound”, come è mutato nel tempo questo percorso?
«Eseguo questo concerto con Tara Bouman da 16 anni. I cambiamenti sono molto sottili, ma deve considerare che gran parte della nostra musica è improvvisa, o come la definisco io, musica intuitiva».
Luogo e pubblico interagiscono, è vero, con la musica anche in altri generi.
«Quello che lei dice è vero, ma mentre per una partitura di Haydn o anche di mio padre, Karlheinz, i cambiamenti si limitano all’andamento del tempo, a qualche piccola variazione di intensità, nel caso della musica intuitiva tutto ha un senso diverso, perché anche il silenzio assume una valenza musicale inconcepibile in altri generi musicali».
Ma cos’è per lei una musica nuova?
«Non esiste una vera idea di musica nuova, ma piuttosto di una musica che accade nel momento in cui la ascoltiamo. Non si tratta di sonorità o modelli preparati ed eseguiti, non esiste un’immagine fissa di musica innovativa, ma piuttosto un’energia che si esprime essendo aperti al momento. In altre parole non deve pensare alla musica composta tradizionale, perché quello è un altro genere».
Lei è molto amato in Italia, dopo Pordenone ha altri progetti?
«Anch’io mi trovo molto bene in Italia, e sì, farò un seminario di musica intuitiva a Piacenza nei giorni successivi al mio concerto a Pordenone con gli studenti del conservatorio Nicolini, poco dopo sarò a “Veneto jazz!, ma all’inizio di novembre proprio sul tema della musica libera terrò un seminario a Venezia, mi piacerebbe che qualche pordenonese ci fosse. È aperto a tutti e ha il titolo esplicito di “Euforia” tutti cantano insieme e possono portare i propri strumenti, per fare un viaggio nella spiritualità collettiva». —
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