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Universo matriarcale come società di pace: Marta Cuscunà porta una speranza a teatro

MARIO BRANDOLINUn popolo leggendario, una società di pace e giustizia arroccata tra le montagne del Trentino, un regno matriarcale spazzato via dal ferro di uomini venuti dal nord, per una narrazione...

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MARIO BRANDOLIN

Un popolo leggendario, una società di pace e giustizia arroccata tra le montagne del Trentino, un regno matriarcale spazzato via dal ferro di uomini venuti dal nord, per una narrazione declinata secondo tre punti di vista, quello di quattro corvi che si stanno pascendo delle vittime della guerra, quello di due bambini sopravvissuti nascosti in una caverna, e quello tecnologico di un monitor sul quale scorrono brevi dialoghi a raccontare l’inesorabilità della guerra, i suoi immutati meccanismi di sopraffazione e violenza.

È un racconto complesso e sfaccettato questo “Il canto della caduta” di Marta Cuscunà ispirato al mito dei Fanes: una nuova tappa nel coraggioso percorso di ricerca dell’attrice monfalconese sulle possibilità di innovare i linguaggi del teatro di figura e sul femminile resistente, fulcro poetico del suo lavoro.

In scena: un profilato metallico a disegnare una montagna, sulla cui cima sono appollaiati i quattro corvi meccanici, mossi da Cuscunà attraverso un complicato sistema di cavi e di joystick, in una coreografia schematica, ma efficace: quattro metallici becchini cui dà voce la stessa interprete in un gioco di modulazioni sonore impegnativo e molto inquietante. Al centro un monitor, un occhio elettronico che registra dialoghi cinici incuranti della disumanità della guerra su uno sfondo di esplosioni, boati e scoppi di luce fredda, mortale. Sotto, due pupazzi, mossi quasi al buio da Cuscunà che modula sulla tenerezza, la paura e la voglia di vivere un tessuto interpretativo di forte emozionalità. Tre registri espressivi per dire della guerra, del suo potenziale di distruzione e morte, senza didascalicità. Anzi. Cuscunà vola alto, spariglia il racconto e lo frammenta affidandosi alla forza evocativa dei singoli tratti.

Palamostre gremito per l’inaugurazione di Teatro Contatto (domani e sabato al teatro Astra in tour a Vicenza), calorosi gli applausi a Cuscunà, alla scenografa Paola Villani, all’assistente Mauro Rogante, al videomaker Andrea Pizzalis e al lighting designer Claudio Perrino. —





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