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La notte nera di San Bartolomeo macchia indelebile del fanatismo

Il professor Germano Maifreda al teatro Giovanni da Udine per il ciclo “Guerre civili” La strage degli ugonotti solleva ancora questioni circa le relazioni religione-politica

valerio marchi
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Nell’ambito del ciclo di Lezioni di Storia sulle “Guerre civili”, organizzato dall’editrice Laterza con la Fondazione Teatro Nuovo e la media partnership del Messaggero Veneto, il professor Germano Maifreda, dell’Università degli Studi di Milano, è intervenuto ieri al Giovanni da Udine sul tema “Parigi. Cattolici contro ugonotti”.

valerio marchi

Nel primo mattino del 24 agosto 1572, San Bartolomeo, truppe cattoliche iniziarono a massacrare protestanti (ugonotti) confluiti a Parigi per un matrimonio reale. Regnava Carlo IX, ma l’artefice della politica francese era sua madre Caterina de’ Medici, promotrice delle nozze di sua figlia Margherita di Valois, cattolica (la futura “Regina Margot”), con il re protestante di Navarra Enrico di Borbone (il futuro Enrico IV). Quel matrimonio, che avrebbe dovuto sancire la pacificazione civile della Francia, diede invece inizio - per una serie di cause efficacemente spiegate dal professor Maifreda – a una delle più atroci esplosioni di violenza religiosa collettiva nel mondo moderno, all’apice di una catena di brutalità reciproche fra cattolici e riformati.

Il dilagare delle carneficine - fenomeno frequente già secoli prima delle comunicazioni di massa e di internet - causò migliaia di vittime. Le cifre, se pensiamo ai genocidi del XX secolo, non sono enormi; nondimeno rimangono impressionanti, considerando che gli eventi esplosero spontaneamente da comportamenti individuali, a partire da vicende non ancora del tutto chiarite. Gli storici sono dunque seriamente impegnati, nel quadro dell’analisi del ruolo che la religione giocava nel tardo medioevo e dei mutamenti prodotti dalla Riforma.

Donne, uomini e bambini vennero trucidati con parodie di rituali liturgici o giudiziari che ricordano, in qualche modo, gli atti di violenza religiosa accaduti in Francia in tempi recenti. Molti degli ugonotti scampati fuggirono, talora aiutati da cattolici pietosi; e anche questo ci rimanda a contesti di storia a noi più vicina, quale la Shoah.

La strage del 1572, che ha segnato il corso della storia europea, è stata ritenuta dagli intellettuali illuministi la sintesi del fanatismo: e tale sembra, ancora, a noi oggi. Ma, nel Cinquecento, Caterina (la cui responsabilità diretta nei massacri non risulta peraltro comprovata) divenne per il popolo “Madre del Regno” e “conservatrice del nome cristiano”. Il “re cattolico” Filippo II di Spagna, dal canto suo, partecipò a un Te Deum di ringraziamento. E i principali esponenti cattolici in Francia, Spagna e Italia si felicitarono con Carlo IX, il quale, su una medaglia coniata per l’occasione, appariva in trono, con ugonotti squartati ai suoi piedi; sul retro si leggeva «Pietas excitavit justitiam» («La pietà religiosa ha suscitato la giustizia»). Il messaggio era chiaro: il sovrano aveva restaurato la pace. Ma si trattava, per il momento, di un’illusione.

Anche papa Gregorio XIII creò una medaglia celebrativa; non solo, ma commissionò a Giorgio Vasari una serie di affreschi oggi visibili nella Sala regia del Palazzo apostolico, accanto a quelli che magnificano la vittoria contro i turchi a Lepanto: un contesto iconografico che esalta la memoria della difesa del cattolicesimo attraverso la “guerra santa”.

San Bartolomeo solleva questioni attuali circa le relazioni tra religione e politica, le responsabilità morali delle autorità secolari e religiose, le ragioni e le conseguenze della repressione del dissenso, l’identità stessa delle religioni monoteistiche... Non per caso, d’altronde, proprio rievocando nel 1997 il “doloroso massacro di San Bartolomeo”, papa Wojtyla pronunciò a Parigi parole di conciliazione e di unità.

La strage del 1572 fece riflettere anche alcuni protagonisti dell’epoca: il filosofo cattolico Michel de Montaigne, ad esempio, auspicò un’epoca priva di dogmatismi, integralismi (come diremmo oggi) e strumentalizzazioni della religione. Il cammino era lungo e non è certo concluso.—

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