Il caso Prisciano e la ricerca facile dell'applauso: il commento del direttore Monestier
Non riscuoterà l’applauso, non da questo giornale e spero neppure dalla sua comunità, il consigliere Prisciano per quel che si vanta di aver fatto. Si è atteggiato come coloro che hanno perseguitato gli italiani emigranti in Svizzera o insultato i meridionali che cercavano casa a Torino
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UDINE. Il consigliere Prisciano avrà un facile lampo di notorietà, un titolo sul giornale e molte condivisioni su fb. Non è vera gloria, come egli suppone.
Chiunque entri in casa nostra, senza il nostro consenso, armato di telefonino per filmare le terribili pratiche che vi si consumano, commette una insopportabile intrusione.
Se il luogo in cui si pretende di introdursi è adibito a pratiche religiose o è organizzato su tradizioni diverse dalla nostra, per esempio è permesso varcarlo solo senza scarpe, e noi vogliamo comportarci da «padroni in casa nostra», questa è una violenza inaccettabile.
Non riscuoterà l’applauso, non da questo giornale e spero neppure dalla sua comunità, il consigliere Prisciano per quel che si vanta di aver fatto.
Si è atteggiato come coloro che hanno perseguitato gli italiani emigranti in Svizzera o insultato i meridionali che cercavano casa a Torino. Non vedo differenza.
Il suo modo di combattere il mondialismo e l’integrazione è cosa ben diversa dalla critica, seppur feroce.
Trascende il comprensibile dibattito che attraversa i nostri territori sulla presenza di cittadini di altre nazionalità.
Fa di tutta l’erba un fascio, confonde migranti con lavoratori immigrati, addita lo straniero come nemico, il musulmano come potenziale terrorista. Violenza chiama violenza.
So che per taluni non v’è altro sistema per dirimere le questioni. Noi ci ostiniamo a pretendere che rimangano minoranza.
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