I piccoli miracoli quotidiani delle suore di Gemona in Africa
Le religiose francescane hanno realizzato un Centro di accoglienza e un istituto tecnico a Maigarò. Con l’aiuto dei volontari hanno anche creato un asilo per i figli dei degenti all’interno dell’ospedale
GEMONA. Senza beneficiare di cospicui interventi governativi e senza battage pubblicitari conditi da sterili tavole rotonde dei maître à penser più alla moda le suore Francescane del Sacro Cuore sostenute anche dalla casa-madre di Gemona e dalle stesse iniziative della scuola operano da anni in una delle regioni più povere e bisognose del Centro Africa con tenacia e amore creando in soli tre anni (2004/2007) assieme ai volontari che seguono il progetto una struttura accogliente e capace di dare risposta a un’assistenza sanitaria pubblica carente.
Alcuni muratori hanno costruito le strutture e molti materiali partono sempre dal Friuli tramite donazioni e la presenza delle suore che mandano a scuola in Europa ragazzi africani perché studino medicina, mentre altri medici volontari stanno colà facendo i corsi di infermieristica, di nutrizione e chirurgia per insegnare in loco le tecniche e dunque per rendere la realtà locale più autonoma possibile.
Le problematiche maggiori che il Centro deve saper affrontare sono causate soprattutto dalla denutrizione, da carenze igieniche e da una povertà endemica. Oltre il Centro d’accoglienza le suore hanno fondato un Istituto tecnico a Maigarò (Repubblica Centro Africana) dove al momento studiano 130 ragazze alternando studio/lavoro e attività ricreative in un ciclo di quattro anni.
La malaria è prevenuta anche da una complessa rete di zanzariere arrivate dall’Italia e che preservano, oltre alle cure mediche, dalla malattia dando un rendimento migliore negli studi e un contributo allo sviluppo del paese attraverso queste ragazze che diventano insegnanti per i loro fratelli.
Accanto al Centro di accoglienza le Suore hanno costruito un piccolo asilo per i bimbi delle famiglie che hanno delle degenze all’interno dell’ospedale o che vengono abbandonati. L’asilo è intitolato a una delle bimbe prime ospitate e purtroppo uccisa dalla propria famiglia perché cieca e quindi un “visibile disonore”. Le suore infatti si scontrano ogni giorno con una cultura molto diversa, ma hanno affrontato le prime diffidenze esaltando il valore e la dignità operativa della donna.
L’instancabile Suor Chiarfrancesca, vero e proprio trait d’union tra l’Africa ed il Friuli opera nel paese assieme alle consorelle e i volontari per le molte necessità anche primarie di giorno e di notte. Un’iniziativa delle scuole di Gemona per favorirle in Africa e India è stata quella realizzata per poter costruire degli efficaci pozzi, fondamentale esigenza delle comunità.
Una realtà ben conosciuta nella nostra Regione sin dalla fondazione dell’Ordine in Gemona nel 1860, presente poi nel 1865 negli Stati Uniti, nel 1872 a Costantinopoli, nel 1893 nella Turchia, nel 1952 in Cile, nel 1963 in Camerun, nel 1979 in India, nel 1987 nella Repubblica Centro Africana, nel 1988 in Perù e poi nelle Filippine, Libano, Cipro, Albania e Bolivia. Senza clamori e clangori si distinguono per la fattiva e concreta operatività da decenni in tutte queste realtà maturando altresì una conoscenza diretta e provata sulla loro pelle delle reali e oggettive problematiche di quei paesi, molto spesso rischiosi e dai quali, nonostante epidemie e guerre, non si allontanano.
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