«Il tallero simbolo della dignità». Gemona ha celebrato l’Epifania
Nella cattedrale il tradizionale scambio della moneta d’argento tra il sindaco e l’arciprete Don Costante: «Non lasciamoci distrarre dai tanti richiami, affrontiamo la felicità dell’esistenza»
di Piero CargneluttiGEMONA. La magia del Tallero si è ricreata anche ieri, e quello scambio della moneta asburgica tra il potere politico e quello religioso si riconferma ancora una volta un momento importante in cui la comunità gemonese si incontra, e nonostante le difficoltà contingenti, si prepara ad affrontare questo 2018. Di fatto, ancora una volta come avviene da diversi anni, la tradizione fatta di sbandieratori e gruppi storici che raccontano la millenaria storia della “magnifica comunità di Gemona” si è incontrata ancora un volta con i comitati a sostegno del presidio ospedaliero San Michele, che si sono presentati di nuovo con i loro striscioni.
[[(MediaPublishingQueue2014v1) A Gemona la tradizionale messa del Tallero]]
In mezzo, il corteo delle autorità che ha percorso via Bini partendo dalla loggia di palazzo Boton fino al duomo per partecipare alla celebrazione: fra gli ospiti, con i presidenti di consiglio regionale, Franco Iacop, e provinciale, Fabrizio Pitton, anche l’europarlamentare Isabella De Monte, i consiglieri regionali Roberto Revelant e Barbara Zilli, ma anche tanti sindaci del territorio.
Quest’anno le rivendicazioni sulla sanità si sono trasformate in una semplice presenza – sempre forte – dei cittadini, mentre in duomo la messa è stata celebrata da monsignor Valentino Costante che, partendo dal racconto sacro e religioso, ha lanciato messaggi che inducono alla riflessione.
«Il figlio inviato da Dio è una scintilla di divinità: oggi si chiama dignità umana che non è dovuta da nessuno, appunto perché è un dono», ha detto il sacerdote, facendo riferimento alle difficoltà che molti oggi affrontano in questo periodo economico poco brillante.
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Lo spadone a difesa di poveri e migranti]]
Ma per don Valentino quella “scintilla” è anche un segnale che deve indurre l’uomo a non smettere mai di cercare: «Oggi – ha detto – troppa gente si è adagiata in questa ricerca. Il mistero è una realtà che non finisce mai, non è sufficiente una vita per scoprirlo. Ogni persona è chiamata ad affrontare la felicità nella propria esistenza, ma oggi la gente è spesso distratta da tante tentazioni, mille richiami diversi».
Non è stata particolarmente lunga l’omelia del sacerdote che tuttavia ha voluto richiamare anche «quegli interventi di sistemazione dei Magi che attendono da cinque anni di essere realizzati», richiamando la facciata del duomo dove probabilmente è ancora necessario intervenire per ridare vigore ad alcune statue che dovrebbero essere restaurate.
Il clou della cerimonia, naturalmente, è stato rappresentato dal momento in cui la comunità gemonese, rappresentata dal sindaco Paolo Urbani, ha offerto alla Chiesa, consegnandolo nelle mani dell’Arciprete, un dono concreto, un tallero d’argento. Il Tallero è stato poi affidato alle mani del Capitano del Popolo, che l’ha platealmente mostrato ai partecipanti alla storica cerimonia.
Al termine del rito la pioggia che ha iniziato a cadere leggera non ha permesso di fermarsi fuori dal duomo per assistere agli spettacoli degli sbandieratori che ogni anno richiamano l’attenzione di molti visitatori. Tuttavia, la rappresentazione è stato spostata nella loggia di palazzo Boton, uno spazio certamente più piccolo dove c’è stato posto per tutti per poter ammirare le sfide tra spadaccini, ascoltare il suono dei tamburi e osservare i giocolieri dei gruppi storici di Spilimbergo, Venzone, Marano, Conegliano, Strassoldo e San Daniele.
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