Il vezzo anagrafico del presidente Pietro Grasso, fatto nascere il 1°gennaio
Il 23 dicembre 2017 è stato il fausto genetliaco del presidente del Senato Pietro Grasso, che compie ben 73 anni. Non è vero, cioè è falso, che sia nato il primo gennaio del 1945 come certificano tutti i canali informatici
Il 23 dicembre 2017 è stato il fausto genetliaco del presidente del Senato Pietro Grasso, che compie ben 73 anni.
Non è vero, cioè è falso, che sia nato il primo gennaio del 1945 come certificano tutti i canali informatici.
È stata la simpatica moglie la professoressa Maria Fedele a rivelare, sorniona in una sua recente visita a Genova, che il famoso consorte era nato qualche settimana prima della sua iscrizione anagrafica.
«È stata la nonna – racconta la signora con una bella voce rauca, frutto di lunga frequentazione delle aule scolastiche e del pacchetto delle sigarette – a chiedere che il neonato fosse iscritto nei registri comunali qualche giorno dopo». È un vezzo che in Sicilia, nel mito di una giovinezza sempre caldeggiata, i pargoli che nascono sul limite della fine di dicembre vengano traslocati al gennaio successivo per eludere un anno di anzianità da usare per l’iscrizione alle scuole elementari o, una volta, per l’arruolamento nella leva militare.
Occorrono molte complicità. Più facile se l’infante nasceva in casa: parenti e levatrice in anni lontani erano facili alla innocente congiura. “U picciriddu” poteva essere denunciato al segretario comunale con comodo, nessuna protesta, molte connivenze. Ma è un reato? Ma certo che no! Altre sono le angustie che tormentano il novello segretario del partito Liberi ed Eguali .
La prima difficoltà è quella di affrontare con utile concretezza il linguaggio della politica che il presidente Grasso dipana con la sicurezza di un “io” espanso e sempre presente nel suo eloquio. Pronome personale di ignorata presenza nei comizi dei politici, diciamo, di una volta.
Ma la parola “comizi” non gratifica molto il presidente del Senato assurto a protagonismo politico solo per titoli.
Nessuna esperienza militante alle spalle il senatore Grasso ha confessato di non credere all’uso aggregante dei “comizi”. In una breve intervista genovese ha disconosciuto anche l’utilità della parola “compagno” di cui ha declinato una scorretta ascendenza nella filologia del “patire insieme”.
Sbagliato presidente! La parola compagno deriva dal latino “cum+panis” cioè coloro che mangiano il pane insieme. Ma sembra dedurre il candidato premier della coalizione D’Alema, Bersani e altri: se non ci sono i comizi, inutile anche la parola “compagno”.
E poi chi sarebbero i compagni?
In un partito che somiglia sempre più al famoso romanzo dello scrittore ungherese Ferenc Molnar “I ragazzi della via Paal” nel quale nella gerarchia dei monelli che giocavano alla guerra per bande, tutti erano graduati e il solo povero Nemeck soldato semplice.
Nessuna eguaglianza dunque, ma il sublime della gerarchia.
L’anagrafe della solidarietà, della fraternità rinviata di qualche anno come il falso certificato anagrafico del presidente Grasso.
Tanti auguri presidente: giorno più giorno meno il tempo scorre allo stesso modo senza le furbizie della arguta nonnina che desiderò splendido futuro per il nipote al quale sforbiciò piccola parte del suo viaggio nella vita.
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