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Lombardia in mano alla Lega, Riccardi torna avanti in Fvg

L’azzurro in vantaggio per guidare la coalizione di centrodestra alle elezioni Regionali. Il Corriere della Sera sostiene che in cambio del via libera ad Attilio Fontana il Carroccio lasci Friuli e Brescia a candidati di Forza Italia

2 minuti di lettura

UDINE. Nel magico mondo del lunapark del centrodestra a caccia del suo candidato governatore, oggi sulle montagne russe, nel punto più alto dell’installazione, torna a salire Riccardo Riccardi che piazza un – almeno teorico – sorpasso su Massimiliano Fedriga grazie al gioco degli incastri in atto tra Arcore e Roma.

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Il Pd detta la linea interna: niente doppie candidature]]

A rimescolare nuovamente le carte, rispetto ai giorni scorsi, ci ha pensato, ancora una volta, Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, infatti, ieri mattina ha ufficializzato l’ok di Forza Italia alla corsa di Attilio Fontana in Lombardia dopo due giorni di tentennamenti e, soprattutto, di mosse, politicamente abilissime, con lo “spauracchio”, chiamato Maria Stella Gelmini, parlamentare che – a onor del vero – non ha mai realmente voluto sostituire Roberto Maroni al Pirellone, agitato di fronte al Carroccio.

Un via libera, quello di Berlusconi, che però, realtà titpica in situazioni come questa, non sarebbe avvenuto a titolo gratuito perché il Cavaliere, per garantire a un leghista di presentarsi in Lombardia, risultato obbligatorio per Matteo Salvini dopo essersi esposto così tanto a favore di Fontana, avrebbe chiesto qualcosa in cambio al Carroccio.

Una compensazione legata ai collegi uninominali in Lombardia? Può essere, ma secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera il prezzo da pagare – e offerto dalla Lega a Berlusconi pur di mantenere il controllo della prima Regione d’Italia capace di produrre oltre il 20% del Pil del Paese – sarebbe per il Carroccio la rinuncia alla candidatura in Fvg di Fedriga e a quella per le Comunali di Brescia, la seconda città più importante della Lombardia dopo Milano.

C’è di più, inoltre, da tenere in considerazione in questo scacchiere. Non bisogna infatti valutare soltanto la modifica dello status quo in Lombardia – confermare Maroni è un conto, scegliere ex novo un altro leghista è qualcosa in politica di peso ben diverso –, perché pare che Fi non si voglia accontentare del solo Lazio in cambio della Lombardia.

Per la Pisana, come noto, è in pole position Maurizio Gasparri, ma i discorsi sono ancora apertissimi. In primo luogo, infatti, la condizione imprescindibile per la corsa del senatore è il ritiro dell’altro competitor nel campo del centrodestra e cioè quel Sergio Pirozzi in campo da settimane, sponsorizzato soltanto da Salvini – ma mai da Berlusconi e Giorgia Meloni nonostante sia uomo di Fdi – e che non pare avere alcuna intenzione di fare marcia indietro.

Poi, però, vanno tenuti in considerazione i sondaggi, tanto cari al Cavaliere, che danno Gasparri abbondantemente alle spalle non soltanto a Luca Zingaretti, ma pure alla candidata del M5s Roberta Lombardi. Tanto è vero che negli ambienti di centrodestra il Lazio viene già dato per perso, a meno di clamorose rimonte.

Considerazioni, queste, che fanno capire come Fi tenga gli occhi puntati sul Fvg, regione sicuramente non paragonabile quanto a peso politico ed economico a Lombardia e Lazio, ma comunque strategica e vitale per gli azzurri che, altrimenti, scomparirebbero dalla geografia amministrativa del nord Italia colorando di verde quella porzione di A4 che da Milano porta a Trieste.

Da qui a dire che tutto sia risolto e sistemato, però, ce ne vuole. Riccardi oggi sembra essere tornato in vantaggio, ma la partita è tutt’altro che chiusa. Difficile, infatti, pensare che la Lega, nonostante abbia già ottenuto la candidatura di Pietro Fontanini a sindaco di Udine, molli la presa senza combattere o quantomeno chiedere qualcosa a titolo di compensazione.

Ma nel discorso generale, inoltre, va anche annotato il tentativo di Meloni, per ora andato a vuoto, di inserirsi tra azzurri e Carroccio, durante il vertice di Arcore di domenica, cercando di ottenere non soltanto il Molise – cioè la Regione che dovrebbe spettare a Fdi dopo la casella occupata in Sicilia con Nello Musumeci –, ma anche il Fvg grazie a uno tra Fabio Scoccimarro e Luca Ciriani.

La quadratura del cerchio, insomma, non pare essere imminente, ma la sensazione è che sia nuovamente, come a centrodestra accade ormai da oltre un ventennio, Berlusconi a distribuire le carte. E sem il Cavaliere terrà il punto sulle Regioni, senza cederle sull’altare di un maggior numero di parlamentari, può davvero pensare di arrivare a una sorta di due (Fvg e Lazio) per uno (Lombardia). Logico, d’altronde, per chi in Italia ha inventato le televendite a tema.

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