GEMONA. La pieve di Gemona saluta don Giacinto, per 25 anni al servizio delle comunità di Godo e Piovega dove è stato l’ultimo pastore a celebrare messa. Sono stati celebrati, in duomo, i funerali di don Giacinto Marchiol, mancato in questi giorni all’età di 95 anni.
Originario di Pradielis di Lusevera, don Giacinto trascorse una parte significativa della sua vita all’estero e studiò in America laureandosi in filosofia, ma a Gemona ha lasciato un segno importante: quando tornò a casa giunse proprio nel capoluogo pedemontano, dove inizialmente si mise a servizio della scuola Santa Maria degli Angeli, insegnando per alcuni anni filosofia e religione alle magistrali.
Nel 1987 don Giacinto decise di mettersi a disposizione delle comunità di Piovega e Godo perché già allora per la pieve non risultava facile assicurare la messa della domenica nelle chiese di Santa Lucia e San Valentino. Marchiol celebrò in entrambe, per concentrarsi successivamente solo su quella di Godo, quando furono uniformati alle 9 gli orari delle celebrazioni e, dunque, non poteva far messa prima in un luogo e poi spostarsi in un altro come aveva fatto inizialmente.
A Godo don Giacinto non si è mai tirato indietro e in molti ricordano la sua franchezza nel dire le cose, ma anche la costanza con cui cercò di coinvolgere la comunità in iniziative di solidarietà. Fra queste la collaborazione con il fratello Amadio Marchiol, missionario in Mozambico, paese per il quale la comunità ha spesso raccolto fondi e generi alimentari per aiutare le persone in difficoltà.
Per 25 anni, fino a che l’età glielo ha permesso, don Giacinto ha servito la comunità di Godo: nel 2012, in occasione dei suoi 90 anni (era nato il 13 luglio del 1922) si celebrò una messa per ringraziarlo. Nella sua vita privata don Giacinto è stato anche una persona che amava starsene per conto suo, tanto che per diversi anni abitò in una piccola casa del borgo di Plaçaris di Montenars. Negli ultimi anni si era invece stabilitò in via Cjarnescule a Gemona.
«Quando sono arrivato a Gemona – ricorda monsignor Valentino Costante – lo conobbi che aveva già una certa età, ma mi colpì subito la sua lucidità e anche la sua preparazione poiché aveva un’ampia conoscenza sia della chiesa italiana che di quella internazionale».
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