Salumi anti-Islam: quattro denunce a Udine
Individuati i soggetti che avevano appeso uno striscione e un salame fuori dal centro musulmano di via Marano
di Christian SeuUDINE. Avevano appeso alla recinzione del centro culturale islamico di via Marano Lagunare uno striscione contro la presenza della comunità musulmana. E, provocazione nella provocazione, avevano deciso di affiancare al cartello un salame, legato alla ringhiera: un chiaro riferimento ai dettami dell’Islam, che ritiene impuro il maiale e quindi proibisce il consumo dei suoi derivati.
Quattro trentenni, tre uomini e una donna, tutti residenti nella provincia di Udine, sono stati denunciati dalla polizia per violazione di domicilio e discriminazione, odio o violenza per motivi razziali etnici, nazionali o religiosi. I denunciati fanno riferimento agli ambienti dell’estrema destra, pur non risultando attualmente inquadrati in formazioni politiche o associazioni. Si tratta, secondo quanto ricostruito, di ex attivisti di Forza Nuova e CasaPound, i cui rappresentanti non risultano coinvolti nell’inchiesta.
Gli striscioni
Lo striscione era stato posizionato all’esterno del centro culturale nella notte tra sabato 21 e domenica 22 aprile. Un’azione coordinata, visto che cartelli con lo stesso slogan erano stati posizionati anche fuori dalle strutture di aggregazione dei musulmani di Tarcento, Terzo di Aquileia, Palmanova e San Giovanni al Natisone.
Identico il contenuto dello striscione: «Basta moschee abusive, vota Prisciano», con l’endorsement per il consigliere comunale di Tarcento, candidato (e poi non eletto) al Consiglio regionale con Fratelli d’Italia. Non ci sarebbero al momento elementi che suggeriscano un diretto coinvolgimento dello stesso Prisciano, estraneo dunque alle indagini.
Le indagini
Gli agenti hanno smascherato i quattro grazie al contributo delle telecamere dell’impianto di videosorveglianza del Comune. Nelle immagini acquisite dalla Digos si vedono i soggetti denunciati fissare sulla rete di recinzione lo striscione e il salame, prima di allontanarsi.
Una volta identificati, nei confronti dei quattro è scattata la perquisizione domiciliare, che ha permesso ai poliziotti di individuare e sequestrare il materiale utilizzato per realizzare i cartelloni e altri elementi giudicati utili ai fini delle indagini. I quattro, quindi, sono stati denunciati a piede libero: gli investigatori stanno ora effettuando approfondimenti per verificare se effettivamente esista un legame tra l’episodio di Udine e quelli di Tarcento, Terzo di Aquileia, Palmanova e San Giovanni al Natisone.
L’operazione della polizia si colloca nell’ambito dell’attività istituzionale finalizzata anche a prevenire forme di intolleranza che possano sfociare in problematiche per l’ordine o la sicurezza pubblica, nel rispetto primario dei principi costituzionali di libertà di espressione e di esercizio del culto religioso.
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