Il Cellina lo separa dal resto del mondo, ma il prete di frontiera non si arrende
Don Giacomo Tolot isolato a Ponte di Mezzo Canale in comune di Barcis da 15 giorni. «Mi aiutano i vecchi parrocchiani»
BARCIS. «Siete fortunati ad avermi rintracciato, solo da stamattina (martedì 13, ndr) il cellulare ha ripreso a funzionare. Da 15 giorni sono fuori dal mondo. La buona sorte vuole che sino a oggi non abbia avuto infortuni o malori». Don Giacomo Tolot è lo storico prete di Vallenoncello e da circa un anno si è ritirato a Ponte di Mezzo Canale, a Barcis. Durante l’alluvione di fine ottobre la sua abitazione è rimasta isolata dal Cellina.
Maltempo, il Cellina esonda: chiusa la strada regionale 251
Ora come vanno le cose?
«In realtà la zona è ancora tagliata in due. Per raggiungere l’ex statale 251 devo camminare per mezzo chilometro e superare sei voragini. Mi sono fatto prestare l’auto da mia cugina per svolgere il servizio di collaboratore parrocchiale della Valcellina, da Erto a Malnisio. La mia Panda è bloccata al di là del blocco».
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Come ha vissuto questa tempesta?
«Chiamiamo le cose con il loro nome. Questo è stato un autentico uragano. Nel 1966 piovve di più ma stavolta si è abbattuto un vento mai visto. Sono fenomeni tropicali, quindi prepariamoci a un loro ritorno in futuro».
In sottofondo si sentono delle motoseghe. I lavori di bonifica procedono?
«Sono miei ex parrocchiani di Vallenoncello che da tre giorni mi danno una mano a sgomberare un centinaio di abeti collassati al suolo. Qui tutto si basa sul volontariato».
I suoi parrocchiani cosa le confidano?
«Alcuni si sentono abbandonati dalle istituzioni e non posso dar loro torto. Qui vicino, ad Arcola, ci sono degli anziani senza telefono da settimane. Ieri dei tecnici hanno effettuato un’ispezione ma senza esito. Sapeste quante persone sono state in pensiero non riuscendo a contattarmi. L’antenna parabolica mi permette almeno di guardare la televisione».
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Servirà a qualcosa lo sghiaiamento del Cellina?
«Ho acquistato questo edificio nel 1980 come sede per associazioni e giovani. Allora il greto correva dieci metri più in profondità rispetto a oggi. Sotto l’attuale ponte del Varma ce ne sono altri due coperti dai sassi. Un geologo ha stimato in un milione di metri cubi gli inerti trasportati a valle a causa del recente evento atmosferico. La morale è che la natura non perdona nemmeno ciò che si fa in buona fede, come le dighe o le piantagioni di conifere in terreni adatti a faggi e larici».
E allora come si esce da questa emergenza?
«Anni fa proposi di realizzare delle monorotaie lungo la vecchia strada della Valcellina da usare a scopo turistico in estate e per il trasporto della ghiaia da ottobre a maggio. Nulla di fatto. Credo che si debba cambiare stile di vita. Da parte mia continuerò a star vicino alla gente. Ho “saltato” solo le funzioni di Ognissanti. Ogni giorno affronterò le voragini che mi separano dal resto del mondo».
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