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Regione Toscana
Giorno memoria: rabbino Firenze, aprire al dialogo e apprezzare multiculturalità
L’intervento del nuovo rabbino capo della comunità ebraica fiorentina Amedeo Spagnoletto nella seduta solenne del Consiglio regionale
Cosa avrebbe potuto fermare o limitare quello che è accaduto ottant’anni fa? Istituzioni solide in grado di arginare le derive totalitarie dei regimi che hanno disseminato odio e discriminazione in tutta Europa, ma anche più senso comunitario, meno indifferenza, meno diffidenza. È quanto afferma il rabbino capo della comunità ebraica fiorentina, Amedeo Spagnoletto, nel suo intervento alla seduta solenne del Consiglio regionale per la Giornata della memoria.

Racconta la recente partecipazione, la scorsa settimana, ad una manifestazione che definisce singolare all’auditorium di Roma, insieme alle massime autorità del paese e a centinaia di studenti: a ottant’anni dall’emanazione delle leggi razziali, ci si è interrogati, spiega, sulle responsabilità di re Vittorio Emanuele III, firmatario di quelle leggi infami, ricorda, che hanno escluso gli ebrei dalla vita civile del paese. Un immaginario processo al re, che ha messo in luce le conseguenze di quei provvedimenti. Ferite per l’identità e le comunità ebraiche che si sentono ancora oggi come profondamente aperte.

Occorre rimuovere le diffidenze e i pregiudizi e, guardando in avanti, aprire al dialogo interreligioso e interculturale tra musulmani, cattolici, ebrei. Un terreno che vede Firenze e la Toscana in prima linea. Sarà necessario, di nuovo, apprezzare le multiculturalità, tanto quelle del passato quanto quelle che si affacciano veicolate dai flussi migratori oggi in occidente, se si vuole che quello che è già accaduto non si ripeta. Questo il messaggio di Spagnoletto, oggi al primo incontro pubblico con le istituzioni regionali.

Il rabbino capo ha ricordato che gli ebrei fiorentini pagarono in percentuale un prezzo tra i più alti, con lo sterminio di oltre trecento propri figli. Ha richiamato il recente libro di Lionella Neppi Modona Viterbo, ‘Cronaca a due voci’, dove si ricorda l’ultimo struggente incontro di Nathan Cassuto, rabbino capo a Firenze nel 1943, con i suoi fedeli nel giardino del tempio: “Da questo momento la comunità non esiste più, mantenete esclusivamente nel cuore i principi dell’ebraismo e pensate solo alla vostra sopravvivenza”. Poi pagò la vita il suo incessante impegno per garantire rifugio e protezione a tanti disperati. (s.bar)

30/01/2018 19.08
Regione Toscana


 
 


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