Daniela Santanché al civico 10. Il ricordo di Sergio Ramelli due numeri più in là. E una strada del centro blindata per un intero pomeriggio con transenne e pattuglie di carabinieri, polizia e digos. Via Legnano a Lodi da sabato è diventata la «via della destra». Nello spazio di due caseggiati hanno aperto prima gli estremisti di Forza Nuova e poi gli attivisti di Fratelli d’Italia, legati al movimento locale di Alleanza Lodigiana. E il Pd ha drizzato subito le antenne, ribattezzando la tranquilla via Legnano come la «strada nera» e accusando il Comune di non prendere le distanze contro «l’invasione delle destre». «Invasione» culminata sabato nell’inaugurazione della nuova sede di Fratelli d’Italia al civico 10 con Daniela Santanché e in contemporanea l’intitolazione dei locali di Forza Nuova a Sergio Ramelli, il militante del Fronte della Gioventù ucciso nel 1975. Un centinaio di iscritti in tutto, fra moderati ed estremisti, e una strada blindata su entrambi gli accessi.
«Mai visto uno schieramento di forze dell’ordine così imponente a Lodi — denuncia Andrea Ferrari, segretario dem cittadino — per l’apertura di due sedi di movimenti ispirati a idee fasciste: via Legnano era tappezzata di manifesti abusivi e l’accesso è stato negato perfino ai residenti». «Via Legnano è sempre stata la via della destra — informa Stefano Buzzi, assessore e segretario cittadino di Fratelli d’Italia oltre che proprietario dei locali —: una volta in fondo alla strada c’era il Movimento Sociale, poi Alleanza Nazionale. Se a Ferrari non secca possiamo portarci pure Lealtà e Azione e Casa Pound». Se al responsabile provinciale di Forza Nuova Ettore Sanzanni, che su un avambraccio si è tatuato la svastica e sull’altro un soldato della Wermacht — l’attacco del Pd «non fa né caldo né freddo, siamo un partito legalmente riconosciuto in una sede pagata con i nostri fondi», Buzzi accusa Ferrari di comportarsi «da antidemocratico». Insomma la «via nera» a Lodi ha creato un terremoto. Che il Pd non ha intenzione di arrestare: «Chiederemo al Comune — afferma Ferrari — che ogni iniziativa dei movimenti di destra camuffata da evento culturale con richiesta di locali pubblici sia accompagnata da un’autocertificazione di antifascismo».