Milano, 8 ottobre 2017 - 19:00

Cocaina a Milano, 210 anni di carcere agli uomini delle ‘ndrine calabresi

La droga arrivava da Olanda e Brasile. Ventiquattro le condanne inflitte dal gup Barbara nei confronti di persone legate ai clan della ‘ndrangheta. Nel corso delle indagini scoperta a Settimo Milanese la super raffineria di «neve» della Lombardia

Milano è l’11esima città in Europa per consumo di cocaina Milano è l’11esima città in Europa per consumo di cocaina
shadow

Duecentodieci anni di carcere in totale e la confisca di quasi un milione e mezzo di euro in contanti, un lingotto d’oro di oltre un chilo e una villa con due box a Trezzano sul Naviglio. Così si è concluso il processo, celebrato con rito abbreviato davanti al gup di Milano Giusy Barbara, nei confronti di un cartello di narcotrafficanti made in Calabria, ma con base logistica all’ombra della Madonnina. Uno dei tanti rivoli di quel fiume in piena fatto di cocaina che attraversa in lungo e in largo Milano. Una delle tante inchieste, questa non a caso denominata «Mar Ionio», che raccontano come la città, tra le prime quindici in Europa per consumo di cocaina, sia, per certi versi, nelle mani delle famiglie della ‘ndrangheta.

Arrivava dall’Olanda e dal Brasile la droga. Cocaina purissima, la «Z1», «roba» da 35 mila euro al chilo. Per finire nelle piazze della movida milanese sotto la regia di uomini vicini ai clan della ‘ndrangheta calabrese «Ruga-Loiero-Metastasio», ma tra le 24 persone condannate dal giudice Barbara complessivamente a duecentodieci anni di carcere ci sono anche uomini legati alle ‘ndrine calabresi storiche, i vari Morabito, Bruzzaniti, Crea. E personaggi che rievocano pagine orribili della storia criminale più o meno recente, come Andrea Giorgi, cui sono stati inflitti oltre 8 anni di reclusione, che, secondo gli investigatori, «appartiene» alle famiglie calabresi protagoniste della sanguinosa strage di Duisburg, in Germania, datata 2007.

L’inchiesta era partita nel maggio 2011. Da un’auto in fiamme in zona Garibaldi, a Milano. A bruciare la macchina di uno spacciatore di droga. La punizione per una partita di cocaina non pagata. Da lì i carabinieri hanno ripercorso tutta la filiera fino a individuare l’intera organizzazione criminale. Anche grazie alle rivelazioni di un pentito, Cosimo Andrea Scarano, «U baruni, originario di Monasterace, finito in manette nel corso delle indagini che nel 2012 portarono alla scoperta, a Settimo Milanese, di quella che è stata considerata la raffineria della ‘ndrangheta in Lombardia con la bellezza di 270 chili di «neve» e 230 chili di sostanze usate per tagliare lo stupefacente. Il gruppo criminale, secondo le rivelazioni del pentito, si muoveva tra Milano, Settimo Milanese, Trezzano sul Naviglio e Monasterace e avrebbe piazzato la droga anche a Roma, Piemonte, Campania oltre che in Calabria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT