Arrestato dai carabinieri in via Larga, venerdì all’ora di pranzo, Salvatore Lieto ha abbozzato una commedia simulando malori vari e di varia natura. La scenetta non ha mutato il destino: è finito in galera per scontare tre anni e sei mesi nell’ambito dell’inchiesta «Pipeline», datata 2012 e firmata sempre dall’Arma. Gli investigatori avevano documentato un giro di cocaina — un giro ingente, etti interi venivano consegnati ai clienti — che coinvolgeva noti locali e i migliori hotel di Milano. Lieto, 49enne nato a Napoli e residente qui in città, in via Giuseppe Govone, faceva da tramite tra i suoi contatti legati al clan camorristico Gionta e i destinatari della droga, compresi personaggi dello spettacolo, mondo al quale il pregiudicato è da sempre vicino.
L’esistenza da criminale avrebbe avuto come «paravento» l’attività immobiliare, dove peraltro Gionta ha avuto fortune alterne. Ha sì operato compravendite di immobili in zone centrali, tra Brera e piazza della Repubblica per esempio, ma negli ultimi tempi gli affari erano in declino. La «Milano costruzioni» è in fallimento dal 7 febbraio 2014 (ancor prima, nel lontano 1993, era cessata la «Lieto Salvatore») e la «Lud.Nik costruzioni edili» ha recenti bilanci in rosso.
La sua condanna è divenuta «effettiva» un mese fa. Lieto lo sapeva e aveva mutato stile di vita: comprava e buttava telefonini, si faceva vedere poco o per niente in pubblico, e s’era perfino allontanato dalle frequentazioni di amici altolocati, ristoranti stellati e le concessionarie delle macchine più costose. Il nome dell’imprenditore-spacciatore, per gli amanti del gossip, è legato a quello di Barbara D’Urso (totalmente estranea ai fatti finora raccontati), per una presunta storia d’amore dopo che i due erano stati fotografati insieme dai paparazzi dei giornali scandalistici. Ma sono eventuali affari loro. Quel che di Lieto deve interessarci è la sua presenza in quella bella operazione «Pipeline», assemblata dai carabinieri di San Donato Milanese, che aveva portato a una quindicina di arresti nell’hinterland sud. In particolare Lieto — a stanarlo sono stati i mastini della Catturandi comandati dal capitano Marco Prosperi — era collegato a Domenico Balzano, preso nel 2012, personaggio delinquenziale di primo piano per le aderenze con i Gionta. Di Balzano, gli investigatori avevano evidenziato anche la strafottenza, abituato com’era a piazzare la cocaina muovendosi sulla sua Ferrari. Quanto ai Gionta, se ne potrebbe parlare per pagine e pagine: originario di Torre Annunziata, il clan ha avuto un esordio classico (il contrabbando) e un’ascesa ugualmente classica con l’«ingresso» negli stupefacenti, la creazione di una holding del crimine, e in pieno stile camorristico la guerra dichiarata ai rivali e gli attacchi sanguinari alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo.
* Nella sentenza di patteggiamento non risultano essere stati accertati legami del Lieto con il clan Gionta, ne un utilizzo promiscuo dell’attività imprenditoriale e il signor Lieto ha definitivamente estinto la pena residua con esito positivo dell’ affidamento ai servizi sociali