5 aprile 2018 - 09:13

Milano, «Sacra Famiglia» sfregiata. L’appello di Dergano: difendiamo dall’oblio l’affresco di Veraldi

I parenti: dell’artista: Abbiamo chiesto più attenzione per il dipinto che guarda i milanesi da oltre sett’anni. Ci vuole rispetto»

di Sara Bettoni

La «Sacra Famiglia» dipinta da Riccardo Velardi in via Brivio (foto Delfino) La «Sacra Famiglia» dipinta da Riccardo Velardi in via Brivio (foto Delfino)
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I volti pallidi della Madonna e San Giuseppe quasi galleggiano nel vuoto. Di Gesù Bambino si intravede appena la veste bianca. È ciò che rimane della «Sacra Famiglia» dipinta da Riccardo Veraldi a Dergano nell’immediato dopoguerra, quando era ancora un ragazzino. Un affresco vandalizzato di recente, quasi cancellato e che la famiglia del pittore scomparso nel 2008 chiede ora di recuperare. E di salvare dall’oblio. «Riccardo era talentuoso fin da bambino — ricorda la sorella Leda Veraldi, oggi 85enne —. Alle elementari la maestra si stupiva della bellezza dei suoi disegni. Poco dopo la fine della guerra, credo nel 1946, alcune famiglie gli chiesero di dipingere un’immagine sacra in via Brivio sul muro della Cascina Taverna». Il giovane artista dona così l’opera al quartiere. Il parroco don Achille Veronelli la consacra e l’immagine diventa una delle prime tracce della carriera dell’artista. «Si iscrisse alla scuola del Castello — continua la nipote, Anna Maria —. Era ancora minorenne e ci volle il permesso scritto del padre per farlo accedere alla classe di nudo. Gli insegnanti dicevano che era sprecato a ricopiare le statue». Finiti gli studi inizia a lavorare nella cartellonistica e a firmare le pubblicità della Coca Cola. Poi la scelta di dedicarsi totalmente all’arte e, negli anni Settanta, l’ingresso nel gruppo di pittori di via Bagutta. Mentre allestisce le prime mostre collettive e presto personali a Brera, alla galleria Accademia, l’affresco a Dergano rimane come testimonianza del legame con le origini. E proprio nella Cascina Taverna, una volta proprietà nobiliare e oggi sede del centro anziani, Veraldi tiene l’ultima esposizione nel 2001, durante la festa di zona.

Negli ultimi quindici anni però l’icona è stata dimenticata, rovinata. «Una volta era illuminata da una lampada — ricorda la famiglia —, poi anche quella è sparita». E il tettuccio che dovrebbe riparare l’opera dalla pioggia fa ben poco. Ma è la mano dell’uomo ad aver danneggiato seriamente l’immagine. Prima i pennelli del Comune, poi gli spray dei vandali. La sorella Leda ricorda che «almeno metà dell’affresco è stato coperto con la vernice gialla quando è stato ridipinto tutto il muro, più di dieci anni fa». San Giuseppe e la Madonna si sono ridotti così a mezzi busti. Colpo di grazia, la mano di ignoti nell’inverno appena passato che hanno siglato con un tag nero l’affresco, risparmiando però i volti dei protagonisti. «Un raid che ha colpito altri edifici storici — dice la nipote Anna Maria — , scarabocchi senza senso».

La famiglia Veraldi, da quattro generazione a Dergano e sua memoria vivente, ora vorrebbe rinfrescare il ricordo dello zio. «Abbiamo chiesto al parroco di cercare in archivio testimonianze della benedizione dell’icona, sicuramente ci sono dei documenti che registrano quell’avvenimento». Ritrovarli sarebbe utile anche per stabilire la data precisa di esecuzione. E poi chiede un po’ di rispetto per il dipinto che da oltre settant’anni si affaccia sui passanti di via Cesare Brivio. Magari una ripulita, sicuramente la cancellazione di quella brutta scritta nera. «Lo zio è stato anche presidente del centro culturale di Villa Litta, i suoi quadri sono testimonianze di un’epoca e ancora oggi sono custoditi in diverse collezioni», da Ferrara a Turbigo. Mentre la sua Dergano gli volta le spalle. Eppure un’altra icona poco distante, quella di San Domenico, è appena stata restaurata da un tatuatore. Un esempio da tenere in considerazione.

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