22 febbraio 2018 - 19:48

Maxiprocesso ai boss della droga, 20 anni a «Dentino» Crisafulli

Il boss è già detenuto da 20 anni per una serie di condanne per associazione per delinquere, ma anche per quattro omicidi. Ha continuato a «comandare» e a gestire i traffici illeciti dal carcere. Trenta condanne in tutto

di Redazione Milano online

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Biagio Crisafulli, detto «Dentino»
Biagio Crisafulli, detto «Dentino»

Una trentina di condanne per oltre 200 anni di carcere, tra cui i 20 anni e 11 mesi di reclusione inflitti a Biagio Crisafulli, storico boss del narcotraffico in Lombardia, detenuto da 20 anni per una serie di condanne per associazione per delinquere, ma anche per quattro omicidi. Si è chiuso così il maxi processo milanese, scaturito da un’inchiesta del pm Marcello Musso, su un presunto traffico di stupefacenti con legami con la ‘ndrangheta gestito da clan radicati nel quartiere milanese, popolare e difficile, di Quarto Oggiaro. Per il pm, visibilmente soddisfatto al termine della lettura del lungo verdetto, è stata riconosciuta con la sentenza l’ipotesi d’accusa principale, ossia che Crisafulli avrebbe continuato a «comandare» e a gestire i traffici illeciti dal carcere. Sono stati condannati, tra gli altri, anche Antonino Paviglianiti a 8 anni e 3 mesi e Ruggero Dicuonzo a 16 anni e 10 mesi.

L’inchiesta «Pavone»

I quaranta imputati (una decina le assoluzioni), tra cui Crisafulli, 63 anni, nato in Sicilia e detto «Dentino» (per lui il pm aveva chiesto 30 anni), erano rimasti coinvolti negli anni scorsi in varie tranche di una maxi inchiesta, chiamata «Pavone», che vedeva al centro i clan Muscatello e Crisafulli, un presunto traffico di cocaina gestito con legami con storiche famiglie della ‘ndrangheta e l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, anche con l’aggravante mafiosa. Nel giugno 2015, con rito abbreviato, erano già arrivate oltre 30 condanne a pene fino a 20 anni. Con la sentenza di oggi è stato condannato anche a 8 anni e 2 mesi Domenico Brescia, ribattezzato una decina di anni fa, in un’altra tranche di indagine del pm Musso, come il «sarto della Pinetina» (all’epoca, infatti, erano comparse intercettazioni, senza alcuna rilevanza penale, tra lo stesso Brescia e alcuni giocatori dell’Inter).

I fratelli Tatone

È stato assolto, invece, Mario Tatone, fratello di Emanuele Tatone e Pasquale Tatone, uccisi in due diverse occasioni a Quarto Oggiaro, il 27 e il 30 ottobre del 2013 alla periferia di Milano. Il collegio della settima sezione penale (presieduto da Anna Calabi) per diverse posizioni ha fatto cadere l’accusa di associazione per delinquere con la formula del «non doversi procedere» perché gli imputati erano già stati «giudicati per gli stessi fatti», mentre in alcuni casi, come allo stesso Crisafulli, sono state concesse le attenuanti generiche. «Chi si è inventato questa storia dei pizzini ha visto troppe volte Il Padrino», aveva detto in aula Biagio Crisafulli, interrogato nel processo «Pavone 4» nel settembre 2016. «Io sono un uomo buono, faccio del bene e quando uno fa beneficenza non fa i nomi delle persone che aiuta». E aveva raccontato che venne «arrestato a Parigi nel ‘98 e da allora non sono più uscito». Con rito abbreviato era stato condannato, tra gli altri, Giuseppe Muscatello a 20 anni di reclusione.

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