13 gennaio 2018 - 08:06

Milano, Fontana: «Ho visto Salvini l’1 gennaio. Per correre in Lombardia ho litigato con mia moglie»

Il candidato del centrodestra per le Regionali in Lombardia: «Avanti sull’autonomia, ora ce la prendiamo»

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«Voglio una Lombardia che abbia il futuro nelle sue mani. Abbiamo lavorato tanto per questo obiettivo, ora ce lo prendiamo». Attilio Fontana, dopo la rinuncia di Roberto Maroni, è il candidato governatore del centrodestra lombardo. Già sindaco di Varese, 65 anni, è «il leghista pacato» per eccellenza.

Perdoni, cosa vuol dire «il futuro nelle sue mani»?
«Il tema è quello delle autonomie, il lascito più importante degli ultimi anni. Credo che finora non si sia capito che razza di rivoluzione, anche culturale, possa essere».

Perché culturale?
«Non è solo questione di competenze in più. Si tratta di poter programmare e scegliere. Vuol dire poter mostrare ai tuoi cittadini se sei bravo o no. Oggi anche il peggior amministratore di questo mondo può piangere sulle risorse che non vengono trasferite».

Quando ha saputo della chiamata del centrodestra?
«Mi ha chiamato Matteo Salvini alla fine dell’anno e ci siamo visti l’1 gennaio. Io ho chiesto 24 ore per rifletterci, ne ho prese 48 per litigare con mia moglie, e poi ho detto sì».

Lei conosce Roberto Maroni, è suo amico da quarant’anni. Le ha spiegato il perché della rinuncia?
«Mi ha detto che dopo trent’anni voleva riprendersi la vita. Mi sembra legittimo. E mi ha incoraggiato per la corsa».

Però, non era alla sua presentazione pubblica...
«Un fatto di garbo. Se fosse venuto, voi giornalisti vi sareste occupati solo di quello».

Lei è un leghista storico. E dunque, nordista. È d’accordo con la svolta nazionale di Salvini?
«Sono un leghista e sono sempre rimasto sul mio territorio. Però, quella di Salvini mi pare la strada giusta. Nel senso che le autonomie, la scelta dei territori, devono diventare patrimonio di tutta Italia».

È sicuro che il Parlamento le approverà?
«È l’unica soluzione per risolvere i problemi e migliorare questo Paese. È un tema cruciale, lo vedremo presto».

Se fosse eletto avrà spesso a che fare con Giuseppe Sala, il sindaco di Milano. Che opinione ne ha?
«Mi ha stupito quando ha criticato Maroni per il fondo dei trasporti. Ha detto che avrebbe dovuto impegnarsi di più a Roma per far aumentare gli stanziamenti. Ma quella è la squadra di Sala, forse avrebbe dovuto pensarci lui».

Se fosse presidente, accenderebbe anche lei il grattacielo Pirelli con la scritta «Family day»?
«Io credo che le politiche sulla famiglia si debbano fare in modo molto concreto. Per esempio, intendo alzare il fondo per la gratuità degli asili nido. Detto questo, non mi scandalizza che ci sia qualcuno che su temi di questo genere si accenda e... accenda».

I sondaggi vi danno in vantaggio.
«In generale ci credo poco. Però, mi ha colpito il grande entusiasmo e gli incoraggiamenti anche da parte di chi non la pensa come noi».

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