23 gennaio 2018 - 13:37

Le mani della ‘ndrangheta sul traffico di coca nel sud Milano, 8 arresti

Le indagini sono partite da un «avvertimento» del 2013, colpi di pistola contro la saracinesca di un locale di Corsico. In manette anche persone vicine al clan Barbaro-Papalia. Ritrovate armi, motociclette rubate e una pressa industriale

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Colpi di pistola esplosi contro la saracinesca di un locale pubblico, a Corsico. Un episodio come ne accadono tanti, con tutte le caratteristiche di un «avvertimento», in uno dei territori più a rischio criminalità della Lombardia. Da quell’episodio, avvenuto nella primavera del 2013, è partita una complessa indagine sul traffico di stupefacenti che martedì mattina ha portato all’arresto di otto persone tra Lombardia e Calabria, quasi tutti pregiudicati, alcuni dei quali ritenuti dagli inquirenti vicini alle ‘ndrine dei Barbaro-Papalia. Gli arresti sono stati eseguiti dal Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Dda di Milano. Secondo la ricostruzione della Procura è stato così colpito un sodalizio criminale che aveva le basi a Corsico, Assago, Buccinasco e Trezzano sul Naviglio.

La banda sarebbe stata protagonista di una serie di cessioni di cocaina per un totale di 8 chili - come si legge in una nota firmata dal Procuratore della Repubblica Francesco Greco - e avrebbe avuto contatti soprattutto in Colombia, Brasile, Spagna, Olanda e Bulgaria. Contatti, come ha ricostruito l’inchiesta del procuratore aggiunto Alessandra Dolci, finalizzati alla ricerca della droga da importare in Italia e da distribuire sulla piazza italiana. Le indagini delle Fiamme Gialle hanno portato al ritrovamento, in un box nella disponibilità di uno degli indagati, di 7 fucili e 2 pistole, munizioni di vario tipo, motociclette rubate e persino una pressa industriale che sarebbe stata usata per confezionare lo stupefacente. Armi e attrezzature che, secondo l’accusa, erano custodite per conto della banda da uno degli indagati. A uno dei fucili sequestrati erano state segate le canne, per renderlo più pericoloso; altre armi risultano rubate o con la matricola abrasa.

Gli indagati, oltre ad impiegare sistemi di comunicazione di ultima generazione, spesso parlavano tra di loro in codice e facevano un uso sistematico di automobili con targa straniera per rendere complicata l’identificazione di chi le stesse realmente usando.

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