9 marzo 2018 - 07:12

Elezioni Lombardia, la partita doppia di Gori: «Per ora all’opposizione. E voglio ricostruire il Pd»

Il candidato dem sconfitto: «Non mi dimetto da sindaco di Bergamo. Mi sta a cuore l’avvio dell’attività dell’opposizione. Vorrei farlo insieme ai miei 17 consiglieri»

di Maurizio Giannattasio

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Si prende tutto il tempo a disposizione. Giorgio Gori non intende dimettersi da sindaco di Bergamo e nemmeno lasciare il Consiglio regionale dove è stato eletto il 4 marzo.
Gori, perché questa indecisione?
«L’avvio dei lavori in Regione è lento. La prima seduta del Consiglio è prevista per il 10 aprile, mentre è importante che mi rimetta full time a lavorare in Comune che in questa campagna elettorale è andato molto bene. D’altra parte sono abituato ad arrivare in ufficio alle 8 di mattino».

La Lega l’accusa di voler mantenere il piede in due staffe.
«Sciocchezze. Quella che mi appresto a fare è una scelta importante. Bergamo andrà al voto tra un anno. E la mia decisione se optare per la Regione o ricandidarmi a sindaco è una scelta delicata che non voglio prendere in due giorni».

Lei è tornato in ufficio a Bergamo. Ma contemporaneamente vuole impostare il nuovo progetto di opposizione in Consiglio regionale...
«Mi sta a cuore l’avvio dell’attività dell’opposizione. Vorrei farlo insieme ai miei 17 consiglieri che ho convocato per settimana prossima. Dobbiamo darci delle priorità, dalla scelta del capogruppo, dalla formazione delle commissioni, decidere se creare un gruppo solo o due separati. Mi sembra giusto esserci e presidiare queste fasi. Sono stato candidato di questa coalizione e sono stato votato da un milione e 600 milioni di lombardi, mi sembra giusto esercitare questo ruolo».

Il nodo è se ricandidarsi o meno a sindaco di Bergamo?
«Non voglio prendere una decisione affrettata. D’altra parte il risultato elettorale della città è stato buono a confronto della slavina che ha attraversato l’Italia e purtroppo anche la Lombardia. In città ho preso più voti rispetto al primo turno delle amministrative del 2014 quando nella coalizione c’era anche la sinistra che a queste Regionali ha corso da sola. Bergamo mi ha dato un segnale molto positivo ed è uno degli elementi su cui devo riflettere. Poi, io sono il sindaco ma non un one man band, quindi la decisione finale sarà presa insieme ai miei colleghi e ai miei amici».

Qualcuno maligna che lei stia aspettando di capire che cosa succede nel Pd nazionale e magari svolgere un ruolo importante nella rifondazione.
«È innegabile che mi piacerebbe dare una mano alla ricostruzione del Pd. Veniamo da una netta sconfitta ed è chiaro che c’è la necessità di rimetterci in piedi e per questo metto a disposizione la mie competenze senza pensare di avere qualche ruolo. Lunedì in direzione vedrò Maurizio Martina e gli altri amici. Però un conto è dire che se serve sono disponibile a dare una mano, un altro è avere un ruolo. È una cosa che non vedo».

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