L’ha anticipato il segretario lombardo, Paolo Grimoldi, nell’immediato post voto. L’ha fatto intendere il leader Matteo Salvini dopo i festeggiamenti. E ora è lo stesso neo governatore a certificarlo: «I numeri contano e la Lega avrà un peso importante in giunta», avvisa Attilio Fontana. Che al tempo stesso prova a tranquillizzare il resto della coalizione: il Carroccio «non cannibalizzerà» gli alleati, dice. Se ne capirà di più con l’inizio della settimana. Lunedì Fontana e Salvini si troveranno in via Bellerio, mentre il giorno dopo potrebbe essere l’occasione giusta per confrontarsi con i forzisti.
Per Palazzo Lombardia si va verso la conferma di una squadra di 14 assessori. Ma i nodi da sciogliere sono ancora molti. Le prime ipotesi abbozzate sulla base dei desiderata delle segreterie dei partiti di centrodestra hanno mostrato più d’un limite. A partire dall’eccessivo peso di Milano e Brescia, due province che da sole occuperebbero la metà dei posti della possibile giunta futura. Mancherebbe insomma un’equilibrata rappresentanza di tutti i territori della Lombardia. Senza contare che l’«appetito» mostrato finora dalle forze della coalizione rischia di rendere difficile per Fontana pescare uno o due nomi di fiducia anche esterni ai partiti.
E poi ci sono quelle cinque donne ancora da trovare per rispettare le quote rosa. L’azzurra Silvia Sardone sembra l’ingresso più sicuro. Anche Viviana Beccalossi, nonostante i rapporti non idilliaci con la leader di FdI Giorgia Meloni, dovrebbe tornare a sedere in giunta. Si lavora poi per convincere la leghista Claudia Terzi a rinunciare a Roma (per il piano B si fanno i nomi di altre due leghiste «esterne»: la pavese Silvia Piani e la bergamasca Elena Poma). Mentre sulla conferma di Francesca Brianza potrebbe pesare (in negativo) il fatto che l’assessore uscente sia anche collaboratrice dello studio legale dell’ex sindaco di Varese.