11 marzo 2018 - 12:06

Da Porta Lodovica a Punta del Este
Pronta l’estradizione di ’u Tamunga

In Uruguay Rocco Morabito aveva comprato una tenuta da 4 milioni di dollari

di Andrea Galli

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Rocco Morabito al momento della cattura
Rocco Morabito al momento della cattura

Nel blocco 5 del carcer central di Montevideo, capitale dell’Uruguay dov’è estate, il boss della ’ndrangheta Rocco Morabito, detto ’u Tamunga, vive con polo e bermuda di classe; è il detenuto più famoso insieme al sindacalista Marcelo Balcedo, arrestato per riciclaggio, e a tredici rapinatori messicani. Sono tutti collegati a Punta del Este, località turistica sull’oceano: Morabito ha una villa, Balcedo una fattoria dove nascondeva blocchi di banconote mentre i bandidos a febbraio hanno assaltato la gioielleria dell’hotel Enjoy, camere con terrazzi per ammirare l’Atlantico. Sindacalista e rapinatori li lasciamo però al loro destino: ci interessa Morabito, figura centrale nella storia criminale di Milano. È stato catturato il 4 settembre. Dopo 23 anni di latitanza. Ora, al termine di una carcerazione che come raccontano i giornalisti del Pais, centenario quotidiano di Montevideo, l’ha visto sopportare serenamente («È sorridente e si fa ben volere»), ’u Tamunga è pronto per tornare. Dolores Sanchez, giudice specializzata nel crimine organizzato, ha avallato l’estradizione.

I quartieri di Milano

Morabito è nato 51 anni fa ad Africo, in provincia di Reggio Calabria e una delle culle della ’ndrangheta. Nipote di Domenico Antonio Mollica, boss dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti, famiglia legata al patriarca Peppe Morabito, ’u Tamunga (il soprannome deriva dall’abitudine da ragazzo di girare col fuoristrada Dkw Munga) era arrivato a Milano poco più che ventenne. La geografia dei pedinamenti l’aveva visto frequentare anche locali di viale Gian Galeazzo, piazzale Baracca e Porta Lodovica e un appartamento dello zio a Porta Romana. Broker internazionale della droga, Morabito era scappato nel 1994 in seguito all’ordine d’arresto. Era un’altra città, certo. Ma nessuno esclude che durante la latitanza Morabito sia stato a Milano, sempre per affari legati agli stupefacenti.

La rete della moglie

Se c’è un uomo al quale deve andare gran merito è l’attuale procuratore generale di Reggio Calabria, Dino Petralia, già consigliere del Csm e procuratore aggiunto di Palermo. Sono stati gli inquirenti di Reggio Calabria, con tenacia e costanza, a condurre la regia delle ricerche di Morabito, stanato in un albergo della capitale dalla polizia uruguaiana in collaborazione con i carabinieri di Locri e la Direzione centrale anti-droga. ’U Tamunga aveva un passaporto falso intestato a un brasiliano. Nella villa di Punta del Este i poliziotti hanno trovato una pistola, 13 telefonini, 54.521 dollari e carte di credito. Morabito viveva con la figlia e la moglie, un’angolana che sembra goda di potenti coperture che avrebbero garantito l’impunità del boss e la libertà di passaggio fra nazioni. A cominciare dal Brasile.

Andata e ritorno

I tempi tecnici della partenza di un estradato si aggirano sui venti giorni. Bisogna prima capire se sarà definitivamente confermato il rimpatrio. L’avvocato di Morabito, Victor della Valle, ha presentato ricorso contro il provvedimento del giudice Sanchez che ha agito in opposizione al procuratore generale di Montevideo, questi convinto della necessità di rifiutare la condanna italiana in contumacia. Il prossimo passaggio è la sentenza in secondo grado. In caso di parere favorevole, l’Interpol di Roma invierà i nomi del personale investigativo che andrà in Uruguay. Per la prassi burocratica, la sosta si aggirerà sui quattro giorni, alla fine dei quali ’u Tamunga salirà scortato in aereo. In Italia Morabito sarà preso in consegna in aeroporto dalla polizia penitenziaria: deve scontare trent’anni. ’U Tamunga ha mille segreti. Da uomo di ’ndrangheta, difficile parli. In Sudamerica la moglie, arrestata a settembre e subito scarcerata, dovrà occuparsi delle tenute acquistate dal marito, da ultimi i seicento ettari da quattro milioni di dollari. Sempre che quelle tenute non vengano sequestrate e s’inabissi il tesoro di Morabito costruito sulla cocaina.

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