11 marzo 2018 - 22:17

Salvini: «Non sarò premier a tutti i costi. Le Camere ai partiti vincitori»

Salvini: ma il Def conta di più, scriviamo noi la manovra per la coalizione

di Marco Cremonesi

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Al salone che gli tributa la standing ovation, Matteo Salvini fa la sua promessa solenne: «Farò di tutto per rispettare il mandato ricevuto dagli italiani, che è quello di fare il presidente del Consiglio». Però, attenzione: «Non sto smaniando per diventare premier. Se lo farò, sarà senza scendere a patti, senza pateracchi o minestroni. Soprattutto, senza rinnegare la nostra bibbia, che è il programma».

Resta il problema di costruire una maggioranza in grado di governare. Secondo il leader leghista, che parla alla scuola di Formazione politica di Armando Siri, «più che all’elezione dei presidenti di Camera e Senato, bisogna guardare a quello che arriva tra un mesetto». Anche se alle presidenze qualche parola la dedica: «Sarebbe una follia fare il contrario di quello che gli italiani hanno scelto la settimana scorsa. Ci sono due forze politiche che hanno vinto le elezioni, non penso che sia tanto difficile intuire con chi si ragiona». E cioè, il M5S. Casomai Forza Italia puntasse a una delle Camere in considerazione del fatto che la Lega esprime il candidato premier.

Ma che cosa arriva tra un mesetto? Il riferimento è al Def, «la nostra prima manovra, che sarà basata sul principio: meno tasse per tutti gli italiani, più lavoro». Perché chi «pensa ad aumentare l’Iva in un momento di crisi, o è cretino o è in malafede, o tutte e due le cose». Di nuovo, Salvini aggiunge che «sarebbe un’opera di giustizia e trasparenza cancellare le sette accise sulla benzina al primo Consiglio dei ministri».

Ma il Def lo fanno i governi. Quello di Salvini può essere un modo per dire che ciò che conta è guidare l’esecutivo. Anche perché i tempi di presentazione del prossimo potrebbero essere diversi rispetto a quelli della formazione di nuovi governi. In ogni caso, conferma Salvini, la Lega sta mettendo a punto una manovra «con flat tax e abolizione della Fornero. La stiamo scrivendo noi ed entro pochi giorni la presenteremo a tutti». Al lavoro sono Alberto Bagnai, Claudio Borghi e Armando Siri. Poi, si parlerà «con tutti gli altri», ma prima con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Secondo Salvini il summit sarà probabilmente a Roma e arriverà «in settimana». Non nei primi giorni: «Vado a Strasburgo per l’ultima volta, adesso sono un senatore della Calabria, dove tornerò presto: tra l’altro adoro il peperoncino e la ’nduja».

Il piatto del programma sarà da speziare con una posizione sull’Europa: «A Bruxelles. speravano in un bel governo di larghe intese, quello in cui la manovra economica la fanno lì, la mandano via fax e a Roma c’è un ventriloquo che dice signorsì». Ma la misura del successo di un governo Salvini non sarà «il rapporto deficit-Pil, ma le culle che tornano a riempirsi». Salvini cita Galileo: «Fu costretto ad abiurare per aver detto che la Terra girava intorno al Sole. Mi viene in mente Mario Draghi quando dice che l’euro è irreversibile...». Insomma, i toni restano secchi. Mentre il fronte sovranista si compatta. Proprio mentre Salvini parla a Milano, a Lille Marine Le Pen strappa il primo applauso alla sua platea congressuale: «Matteo approfitto per salutarti e farti i complimenti da parte di tutti noi».

Salvini conclude dicendo di essere contento «di aver smentito quei gufi da salotto che dicevano che la scelta nazionale della Lega ci avrebbe penalizzato al Nord: non abbiamo mai preso così tanta fiducia e consenso». I congressi per abbandonare il nordismo? «Interessano solo a tre giornalisti, ma li faremo». Anche se in Lega l’attenzione sul consiglio federale di oggi è alta: sono attese novità significative come il via al tesseramento della «Lega per Salvini premier», forse il commissariamento di parecchie segreterie provinciali e magari qualche espulsione.

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