24 marzo 2018 - 10:06

Milano, via Bronzetti: aggressione con coltello e mazze ferrate

Tutto sarebbe scaturito dalla discussione per un parcheggio tra un pregiudicato italiano di 46 anni, che nel 2014 aveva partecipato alla maxi rapina di via Hugo, e un 56enne egiziano che vive dall’altra parte della strada

di Gianni Santucci

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«Uno ha in mano un coltello. Stanno prendendo a bastonate un portone». La chiamata al 112, alle 13.30 di giovedì, segnala una violenza di strada feroce, un’aggressione in corso davanti al civico 35 di via Bronzetti, a pochi metri dal parco di largo Marinai d’Italia.Pochi minuti dopo i carabinieri del Nucleo radiomobile trovano un gruppo di persone sul marciapiedi, le sirene non hanno allentato la tensione, il più agitato è un uomo, 46 anni, da subito aggressivo con i carabinieri. Provano a calmarlo, solo grazie al figlio (che porta il suo documento) riescono a identificarlo. Poi però si rendono conto che ha un coltello in tasca: i carabinieri lo circondano, lo mettono a terra, lo ammanettano, lo caricano in macchina (dove l’uomo scalcia e batte).

Solo a quel punto si riesce a fare ordine nella vicenda: l’uomo in macchina si chiama Davide Capecchi, vive lì, al civico 38 di via Bronzetti, e alle spalle ha un precedente pesante. A fine 2014 il suo nome è comparso tra i quasi 60 arrestati nell’inchiesta «Rinnovamento», una delle più importanti indagini sulla ‘ndrangheta in Lombardia negli ultimi anni. L’imputazione, per Capecchi, riguarda soltanto un filone di quell’inchiesta: una maxi rapina avvenuta in pieno centro il 13 gennaio 2014. Nel primo pomeriggio di giovedì, oltre l’identità di Capecchi, i carabinieri ricostruiscono il movente delle lite: tutto sarebbe scaturito dalla discussione per un parcheggio, tra il pregiudicato e un uomo egiziano, 56 anni, che vive dall’altra parte della strada. Quando la lite è diventata un’aggressione, l’uomo è stato aiutato da un suo connazionale, 45 anni, che passava per caso, e insieme si sono rifugiati nel palazzo al civico 35. Sul portone di quello stabile sono rimasti alcuni segni: raccontano quale sia stato il livello di violenza (e il potenziale pericolo).

Perché in pochi minuti i carabinieri hanno in mano anche il campionario delle armi utilizzate contro i due uomini egiziani (sono stati loro a raccontarlo): il coltello che Capecchi teneva in tasca, e soprattutto due bastoni con i chiodi, una sorta di mazze ferrate, con i quali il pregiudicato italiano si sarebbe scagliato contro il portone dietro il quale le vittime si erano rifugiate. I due bastoni sono stati ritrovati sotto un’auto parcheggiata a poca distanza. Capecchi giovedì è stato arrestato solo per la resistenza, sulla lite verranno fatti accertamenti. «Ha cercato di investirlo», ha detto un testimone.

La mattina del 13 gennaio 2014, il pregiudicato partecipò con due complici alla rapina negli uffici della «Valutrans», in via Victor Hugo, poco distante da piazza Affari (quel giorno l’allora ministro degli Interni, Angelino Alfano, era in visita a Milano). Tre uomini, travestiti da finanzieri, armati, simulando all’inizio un controllo fiscale, riuscirono a scappare con oltre 160 mila euro.

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