31 gennaio 2018 - 14:53

Elezioni 2018, 17 candidature del centrodestra a rischio in Lombardia Ci sono anche Brambilla e Rossello
«Cassazione rimetterà cose a posto»

L’ufficio elettorale della corte d’Appello di Milano le ha escluse in conseguenza della mancanza della dichiarazione di apparentamento alla coalizione da parte della lista «Noi con l’Italia». Via ai ricorsi

 Michela Vittoria Brambilla e Cristina Rossello Michela Vittoria Brambilla e Cristina Rossello
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Cancellate diciassette candidature del centrodestra in altrettanti collegi uninominali della Camera. Dalla presidente del Movimento animalista, Michela Vittoria Brambilla, al salviniano Igor Iezzi, dall’avvocato matrimonialista di Silvio Berlusconi, Cristina Rossello, al presidente dell’Ordine dei farmacisti, Andrea Mandelli, a rischiare di non correre per Montecitorio sono i 15 candidati della circoscrizione di Lombardia 1 (Milano e la Brianza) e almeno due della Lombardia 4, (Suzzara e Cremona). Esclusi (per ora) per una carta che manca, quella che avrebbe dovuto certificare l’apparentamento alla coalizione di «Noi con l’Italia», la cosiddetta «quarta gamba» dell’alleanza. Una dimenticanza che ha indotto ieri l’ufficio elettorale della Corte d’Appello di Milano a respingere le candidature dei collegi uninominali.

Dossier incompleto

Secondo i legali del centrodestra l’affiliazione della lista centrista sarebbe invece certificata sia dal documento presentato al Viminale, e sottoscritto dai leader nazionali delle quattro formazioni, che da quello depositato nella cancelleria dello stesso tribunale dalla lista «capofila» della coalizione (Forza Italia) che nei giorni scorsi aveva raccolto l’intera documentazione. Sta di fatto che secondo l’ufficio elettorale milanese il dossier è incompleto e quindi le candidature da bocciare. I partiti di centrodestra hanno anche provato a chiedere un allungamento dei termini per (ri)presentare in autotutela i documenti mancanti, ma la strada è risultata sbarrata: l’unica soluzione ora è quella del ricorso all’ufficio centrale presso la Cassazione. Due giorni per presentarlo e altri due per attenderne l’esito. Gli scenari sono almeno tre: l’accoglimento pieno del ricorso e quindi lo scampato pericolo; l’esclusione in Lombardia 1 e 4 delle sole liste di «Noi per l’Italia»; la bocciatura del ricorso e la conferma della cancellazione dei candidati da quei collegi, con il rischio, catastrofico per il centrodestra, che possano cadere anche le liste proporzionali collegate. «Qui con questo scherzetto rischiamo di giocarci le elezioni. Nell’ipotesi peggiore sarebbero 25 seggi che ballano», ragiona un dirigente milanese del centrodestra, al termine di una giornata passata tra faldoni e telefonate ai legali.

Il ricorso

La questione dovrebbe in realtà risolversi positivamente. Mariastella Gelmini e Ignazio La Russa sono stati tra i primi a precipitarsi in tribunale. «Abbiamo presentato le liste in tutta Italia attenendoci alle disposizioni di legge e alla circolare del ministero. Questo metodo ha funzionato in tutta Italia tranne che in queste due circoscrizioni. Riteniamo quindi che ci siano tutte le condizioni perché il ricorso abbia esito positivo», il commento dell’ex ministro dell’Istruzione. Lapidario La Russa: «Un pasticcio che si sarebbe potuto evitare con un po’ di buon senso». Anche Michela Vittoria Brambilla si dice ottimista: «Questo è un guaio provocato dalle eccessive pastoie burocratiche. Sono certa che l’ufficio elettorale presso la Cassazione rimetterà le cose a posto». «Stavo programmando le iniziative elettorali quando ho saputo dello stop... Assurdo bloccarci perché un certificato si trova in un altro faldone», sbuffa invece Igor Iezzi, uno dei candidati leghisti nei collegi milanesi. Fuori dal coro il pd Michele Anzaldi: «Il caso di Milano non può essere derubricato come una questione di dettaglio. E se esistono altri episodi simili, il centrodestra rischia di pagare molto caro il suo pressappochismo».

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