Milano

Cernusco (Milano), arrestato il capo ultrà della Juve: Loris Grancini deve scontare 13 anni

Loris Grancini 
Per tentato omicidio. I carabinieri lo hanno prelevato dalla sua casa nell'hinterland. Per i giudici fu il mandante, Pasquale Romeo (già condannato), invece, l'esecutore materiale
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E' un abile giocatore di poker, tra le varie cose, ma Loris Grancini è anche altro. Il capo milanese dei Viking juventini, per dirne una. I carabinieri lo hanno arrestato perché deve scontare una condanna definitiva a 13 anni e undici mesi per un tentato omicidio con un'arma da fuoco il 5 ottobre 2006. Con lui, in piazza Morbegno a Milano, dicono gli inquirenti, c'era Pasquale Romeo.

I carabinieri della stazione di Cernusco sul Naviglio, paese dell'hinterland di Milano dove Grancini risiede, hanno eseguito l'ordine di esecuzione di pene concorrenti emesso dal tribunale e lo hanno portato a San Vittore. Per i giudici, Grancini fu "il mandante" mentre Romeo, condannato a nove anni con rito abbreviato, l'esecutore materiale che sparò due colpi di pistola contro Massimo Merafino dopo una lite davanti al bar 'Los Hermanos', in zona viale Monza.

Secondo l'accusa sarebbe stata una ritorsione per una lite che si era verificata in un altro bar di Milano. Successivamente Grancini è stato accusato di aver minacciato e ferito con una coltellata al polpaccio un amico di Merafino, Antonio Genova, aggredito davanti a un bar ritrovo di tifosi juventini affinché non testimoniasse contro di lui.

Operaio, 44 anni, secondo gli investigatori Grancini è anche uomo di Cosa Nostra e della cosca calabrese dei Rappocciolo. Nel 1998 scampó a una sparatoria che era un regolamento di conti in viale Faenza, alla Barona. Il suo nome è comparso anche in altre due indagini: una sul suicidio di un capo ultrà a Torino e l'altra su presunte infiltrazioni della 'ndrangheta nel marketing  della Juventus.

Ad aprile era stato colpito da un Daspo di 8 anni dopo alcune denunce per istigazione a delinquere. L'ultima vicenda che lo coinvolge risale a cinque mesi fa e gli è costata un rinvio a giudizio: a luglio il capo ultrà bianconero è stato, difatti, accusato di tentata estorsione e atti intimidatori nei confronti del titolare di una società di eventi sportivi. Stando all'inchiesta del pm Enrico Pavone, Grancini con altri due tifosi tre avrebbe minacciato il titolare per costringerlo "a procurare loro biglietti" con una "corsia preferenziale" per le partite della Juve. Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio e il gup Stefania Pepe ha ora fissato l'udienza preliminare per il 15 marzo. Secondo le imputazioni, Grancini (difeso dal legale Luca Ricci) e che ha anche testimoniato nel processo torinese di 'ndrangheta 'Alto Piemontè, entrato nel punto vendita biglietti, assieme a Christian Mauriello, difeso dall'avvocato Marco Ventura, e a Christian Fasoli, avrebbe detto: "Bello alto qui, sai come brucia facilmente?".
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