Milano

Milano, 25 anni dalla strage di via Palestro: letture, musiche e testimonianze per non dimenticare

(fotogramma)
La deposizione delle corone, l'inaugurazione della mostra 'La mafia uccide solo d'estate' e gli interventi guidati: il programma della giornata al Pac. Il sindaco: "Inacettabile non sia stata fatta piena luce, è una sconfitta per una Milano vittoriosa in questo momento".
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Milano ricorda la sera in cui fu colpita al cuore, il 27 luglio 1993, quando un'autobomba in via Palestro uccise cinque persone, ne ferì molte altre e devastò il Padiglione d'arte contemporanea insieme a tutta la zona circostante. In occasione del 25° anniversario dalla strage, oggi al Pac giornata di commemorazione con il sindaco Giuseppe Sala e la vicesindaco Anna Scavuzzo che hanno deposto le corone. Ancora una volta il primo cittadino ha voluto sottolineare che la vicenda processuale resta ancora lontana dalla conclusione:  "E' ancora molto lontana da una conclusione almeno accettabile per Milano. Sono stati individuati gli esecutori materiali, ma i mandanti? E' chiara la verita' storica, ma ancora in ombra quella sui singoli. Ed e' inaccettabile che dopo 25 anni non ci sia ancora piena luce sulla strage di via Palestro. E' una sconfitta per una Milano vittoriosa in questo momento".

E' stata quindi inaugurata la mostra fotografica 'La mafia uccide solo d'estate. 25 anni dalla strage di via Palestro'  con gli interventi guidati dal titolo 'Una strage volta a ricattare lo Stato': la parola al sindaco Giuseppe Sala, al presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè, al direttore regionale dei vigili del fuoco, Dante Pellicano, e Francesco Del Bene, sostituto procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

La commemorazione continua, a partire dalle 21, con letture, musiche e testimonianze di persone che quella notte rimasero ferite e con gli interventi del vicesindaco Anna Scavuzzo e del presidente della Commissione consiliare Antimafia David Gentili. Alle ore 23.15 il suono della sirena inviterà tutti i presenti a un momento di raccoglimento, nell'attimo esatto in cui l'auto imbottita di tritolo esplose esattamente davanti al Pac. Per tutta la giornata di venerdì, fino alle 24, sarà possibile visitare il Pac con ingresso gratuito.

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"Un momento per fermarci tutti, per un minuto con il suono della sirena, in ogni parte del nostro Paese, in ogni posto dove c'è un vigile del fuoco, per ricordare tutte le vittime del dovere e in modo particolare chi si è sacrificato fino all'ultimo respiro per compiere il proprio dovere", è questa la richiesta avanzata dall'Associazione 'Carlo La Catena', che porta
il nome di una delle vittime - attraverso una richiesta ufficiale - al Ministro dell'Interno, Matteo Salvini.

Oltre al pompiere La Catena, giovane napoletano di 25 anni, alle 23:14 del 27 luglio 1993 morirono altri due suoi colleghi, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l'agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e un immigrato marocchino che dormiva su una panchina, Moussafir Driss. Quella notte La Catena era stato chiamato con i colleghi sul posto dopo una telefonata anonima che aveva dato l'allarme per il fumo che usciva da una Fiat Uno parcheggiata in via Palestro, davanti al Padiglione dell'Arte Contemporanea. L'esplosione avvenne prima che le forze specializzate potessero disinnescare l'ordigno e lo stesso museo fu gravemente danneggiato dalla deflagrazione. La famiglia del ragazzo napoletano seppe della sua morte dalla televisione.


Uno dei protagonisti dell'operazione di terrore fu Gaspare Spatuzza, che dopo anni decise di collaborare con la giustizia. L'obiettivo "erano i monumenti, non le vite umane. Quello che avvenne erano conseguenze non cercate", disse poi Spatuzza in tribunale vent'anni dopo coinvolgendo Filippo Marcello Tutino, che secondo le sue dichiarazioni avrebbe avuto il ruolo di basista in via Palestro. Ma questo non è mai stato provato: solo qualche giorno fa la Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d'Assise in Appello, assolvendo Tutino definitivamente. Le accuse però non sono cadute per i fratelli Formoso e i Graviano, oltre alle condanne per Riina, il super latitante Messina Denaro, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella fino allo stesso Spatuzza. Ma restano molti interrogativi su complici, armatori e moventi della strategia stragista di Cosa Nostra e sulle conseguenze di quella notte quando, tra ricatti, presunte trattative e silenzi, l'Italia partorì i suoi fantasmi.